23 agosto 2006

ECOLOGIA LIBERALE. Aria pulita e inceneritori tra verdi, rossi e Rosa

Risposta alla lettera di Anna Stramigioli del post precedente, vedi.

Mi perdonerà, cara Anna, se mi sono permesso di presentare la sua lettera con qualcosa di seriamente futile o futilmente serio: se no, il Nico Valerio-2 non mi avrebbe permesso di pubblicarla nel sito.

Tornando al tema, mi sembra di poterle dire solo il mio parere, senza impegnare nessun altro, da ecologista della prima ora, ma anche da liberale e radicale, e perciò attento ai dati scientifici.

Eh sì, perché - me lo lasci dire - l'ecologia liberale, di cui mi vanto di essere stato il primissimo teorico, non vuol dire una ecologia a metà, come forse ha capito l'amica Filippini degli Amici della Terra, che arriva sempre in ritardo agli appuntamenti. Scoprì l'ecologia solo dopo lunghi anni di antimilitarismo, e dopo avermi accusato di essere apolitico, con tutti i miei temi ambientali. "Nico, la macrobiotica e gli uccellini non sono politica!", mi affrontò un giorno nella sede radicale di via Torre Argentina, dopo che avevo promosso il I Referendum contro la caccia e intrapreso una campagna non sulla macrobiotica - che avverso - ma sulla alimentazione sana e le sofisticazioni, primo in Italia con distacco alla Girardengo.

Insomma, sfatiamo un luogo comune caro al Centro-destra e agli eterni ritardatari che si accodano solo quando una cosa ha successo. L'ecologia liberale non è un'ecologia diluita e tecnocratica, diciamo "all'acqua di Rosa" (scusami Filippini), ma proprio l'ecologia vera e più rigorosa, cioè quella scientifica, che segue solo lo stato dell'arte senza superfetazioni politiche, senza pretesti leninisti e punitivi di classe da un lato, ma anche senza pretesti di business da "eco-furbi" dall'altro. Insomma, l'ecologia vera, quella liberale, non è né un altro mezzo di lotta politica al capitalismo, né l'ennesimo modo per far soldi, per costruire, per truccare il mercato, per avere finanziamenti ai danni della Natura o della salute della gente. Pensate solo a tutto il finto "naturale" o "biologico" o "ecologico" dell'industria di oggi. Perfino gli spazzini comunali sono diventati per eufemismo ipocrita "operatori ecologici". Che ignoranza: gli unici operatori ecologici sarebbero semmai i batteri, i vermi, i topi o i corvi che delle immondizie si nutrono, non chi semplicemente le raccoglie ma non le trasforma.

L'ecologia liberale è perciò neutrale, ma severa, come tutte le scienze. Così, può accadere perfino - e non ci vuole molto - che l'ecologia liberale sia più dura di quella "rosso-verde" (Legambiente, Verdi) o "Rosa" (Amici della Terra).

Questi ultimi, poi, non vanno giudicati in modo più duro di Legambiente, come sembra fare Anna. Anzi, hanno avuto il merito in passato di denunciare i molti errori politici ed ecologici degli ecologisti di sinistra. Hanno però valutato il loro estremismo politico come estremismo ecologico. Il che non è vero, perché i Verdi e gli ecologisti di sinistra di Legambiente sui temi propriamente conservazionisti e di protezione sono moderatissimi. Per forza: venivano dai partiti della sinistra e all'origine contestavano noi naturisti ed ecologisti puri come "integralisti"
E perciò gli Amici della Terra sono quello che sono - moderati, filo-capitalisti e tecnocratici, sembra insinuare l'interlocutrice di Genova - non perché "liberali" (cioè scientisti, come ho già detto) ma per ragioni ideologiche e di contrapposizione nel "mercato politico", insomma per differenziarsi dai rosso-verdi. Che in Italia hanno imposto un odioso e antiscientifico monopolio dell'ambiente che grida vendetta. Senza neanche essere davvero ecologisti. Rosso-verdi mistificatori e di potere, legati perfino alle grandi aziende (si pensi alla super-speculazione dell'eolico e agli ambigui legami nel "biologico"...) che in Gran Bretagna quasi non ci sono, o sono poco influenti. Cosicché i Friends of Earth - non so, non li seguo: sto a quello che dice la Stramigioli - possono essere seriamente e serenamente ecologici senza complessi e senza temere concorrenze estremistiche più rosse che verdi.

Infine, attenta a un equivoco, Anna: la Filippini e gli Amici della Terra non hanno più niente a che fare da decenni con i Radicali Italiani. Tanto che un convegno organizzato insieme, alcuni mesi fa, è stato salutato come una curiosa "novità" dagli addetti ai lavori. Un riavvicinamento dopo un ventennio, se non sbaglio.

In quanto poi alle opinioni di Giorgio Spadaccia (fratello minore del più noto Gianfranco, ex-segretario del Partito radicale), sono solo sue opinioni. Nei primi anni 80 era l'unico radicale ad essere a favore delle centrali nucleari, quelle d'allora, si badi. Ma poi ci furono l'incidente di Three Miles Island negli Stati Uniti e la catastrofe di Cernobyl in Unione Sovietica. Mi scuso con lui per averlo spesso messo alla berlina per questo. Mi odiò a lungo (e non era il solo nel PR). Certo, con le centrali di oggi avrebbe avuto quasi ragione. Se le avesse anticipate vent'anni fa... Oggi io dico delle centrali nucleari di oggi, a ragione, quasi quello che Spadaccia diceva, sbagliando, di quelle di ieri.

Non ho ascoltato le sue trasmissioni sugli inceneritori e ignoro che idea ne abbia. Ma non vorrei che anche in questo caso lo sfortunato e intempestivo Spadaccia junior dovesse aspettare altri venticinque anni per avere ragione, avendo intanto torto. Chi ha detto che ogni uomo in fondo commette sempre gli stessi errori?

Ma i Radicali sono già talmente oberati di temi importanti, essenziali per la loro (nostra) identità storica, che sarebbe da ottusi caricarli - e in ritardo imperdonabile - anche di tutti i temi ambientali. Ci provai negli anni 70 a fare di Marco Pannella il Ralph Nader italiano. Ma nonostante che la mia Lega Naturista, primo club ecologista in Italia su tutti i temi dell'ambiente e della salute, fosse stata fondata nel 1975 dentro il PR applicando il metodo radicale alla rivendicazione scientifica, Marco non lo capì. Marco è un politico puro, originale, di genio: inventa lui i temi, non si accoda a quelli degli altri. Non è mai banale o scontato. E allora, davvero, solo io e pochi altri avevamo intuito il potenziale rivoluzionario-liberale del rapporto uomo-ambiente, uomo-animali, uomo-cibo, uomo-corpo. E poi l'ecologia era fuori della tradizione novecentesca liberal-socialista. Insomma, la scenata della giovane Filippini, nella sua ingenuità, aveva un fondamento psicologico e storico.

Ora molto è cambiato. Da anni per fortuna abbiamo un segretario geniale come Capezzone che non ne sbaglia una. E' molto intelligente e si informa in modo sapiente. Diciamo, figurativamente, che ha una mentalità critico-scientifica. E ha un grande intuito. Tipi psicologici così, lo so per esperienza, si sbagliano di poco e di rado. E sono un "capezzoniano" ultrà, diciamo, anche perché Daniele "Big Head" è molto simile a me. Anche nella versatilità, nella curiosità e nella risposta a tutti gli stimoli.

Così, tutti noi ambientalisti, e anche la dirigenza radicale, Capezzone in primis, ne sono sicuro, sugli inceneritori stiamo interpellando la Scienza e la Tecnologia. E gli esperti più affermati nel mondo danno risposte sfumate, interlocutorie, relativiste. Ci sono inceneritori dentro parecchie città, tra cui Vienna, Osaka (v. foto: sembra un castello per bambini dentro un parco giochi...) e New York, e i valori critici dell'atmosfera sono in quei centri storici perfettamente omogenei a quelli abituali. Dobbiamo considerare, cara Anna - ecco il relativismo scientista dell'ecologista liberale - che questi inceneritori non si costruiscono certo nelle verdi vallate dell'Eden, che non esiste. Ma in città e contrade che già hanno un certo inquinamento di fondo ormai ineliminabile. A Roma, perfino a ferragosto, il centro è appesantito dalle polveri sottili PM10 e PM25. Il Comune, ottusamente, non capisce che intanto, per prima cosa, bisogna... lavare le strade, come si faceva fino agli anni 60.
Diciamo, perciò, più correttamente, che con gli inceneritori in funzione nelle città non si nota nessuna differenza apprezzabile "rispetto all'inquinamento abituale". Certo, bene non fanno ai polmoni. Ma nulla di più rispetto ai tanti veleni metropolitani e soprattutto al traffico automobilistico (da 30 anni aspetto che i kompagnucci alternativi finto-verdi contestino duramente - dando il primo esempio - le auto o il riscaldamento a nafta). E se pensiamo che molti in Italia ancora utilizzano il carbone e la legna per il riscaldamento, perfino in piena città...

Anche se nel caso degli inceneritori appare inquietante la maggiore presenza delle nanoparticelle, i cui effetti sull'organismo sono ancora da studiare appieno. Ma gli studi epidemiologici sono lunghi, terribilmente lunghi.

Nel frattempo, mentre la tecnologia dovrebbe inventare torri di abbattimento o filtri anche per le nanoparticelle che purtroppo passano la barriera bronchiale, bisognerà prendere delle decisioni e urgenti. Perché appare un doppio scandalo l'utilizzo dei rifiuti da parte della malavita e l'invio vigliacco (perfettamente mercenario, "all'italiana") dei rifiuti "partenopei e parte-italiani" - ormai tutta l'Italia si è napolizzata - in Germania o in Slovenia. Un esempio immorale per l'Europa: "inquinatevi voi al posto nostro: eccovi i miliardi. Ma non toglieteci l'adorato inquinamento da Suv, smart, gommone e sigaretta..." Totò e Alberto Sordi dall'aldilà sogghignano.

Visto anche il bel titolo(“Ecologia Liberale”), questo articolo, insieme con altre considerazioni, mi convinse poi ad aprire effettivamente un blog così intitolato. Ed è venuto molto bene.

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Gent. sig Valerio, La ringrazio davvero per la sollecita attenzione.
Colgo l'occasione per sottolineare che siamo ben coscienti di quanto l'incenerimento sia solo un parte del complesso di fattori che contribuiscono ai cambiamenti ambientali. Pensiamo anche che possa essere considerato una sorta "di punta dell'iceberg" di un sistema distorto di organizzazione sociale: uno dei modi per trovare risposte sbagliate a falsi problemi, per non affrontare il fulcro delle dinamiche.
Confido nelle possibilità di confronto e sarei ben felice se vorrete significativamente manifestare solidarietà alla nostra richiesta di applicazione del principio di precauzione, vista soprattutto la notevole proliferazione (ingiustificata) di progetti e ampliamenti in Italia. L'allegato potrebbe essere utile per trovare uno spunto comune di partenza.

A rileggerla prossimamente.
Cordiali saluti
Anna Stramigioli

4 settembre 2006 alle ore 11:40  

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