27 giugno 2007

A Genova il miracolo De Gennaro. Manganelli alla Polizia? Un’ovvietà

Caos alle poste. Annuncia un’agenzia partenopea (e parte italiana) che per un disguido postale purtroppo san De Gennaro* ha fatto liquefare il sangue a Genova, anziché a Napoli. Un caso di bilocazione divina? No, qualche Giuda ha tradito. Ma sempre santo è, confermano gli esperti del martirologio romano. Tant’è vero che da sant'Amato è adorato ed eletto consigliere e taumaturgo.
La cosa ha molto impressionato il popolino genovese, che a ricordo dell’evento per dire "addio", nel caratteristico dialetto mezzo portoghese ormai dice "a diaz". E voi miscredenti dite che non è un miracolo?
Come se non bastasse, la televisione è sempre più prevedibile e banale. Pensate che con tutte le notizie da dare, per esempio che Pannella sta per defenestrare Capezzone anche da "Stampa & Regime", la rassegna stampa di Radio Radicale, indovinate che notizia ha dato l’altro ieri la Rai-Tv? "Manganelli alla Polizia". Bella scoperta. Roba da fare lo sciopero del canone e rioccupare la Rai. Lo sanno tutti che senza manganelli l’ordine pubblico non si tiene, specie attorno agli stadi. La prossima volta daranno come prima notizia che "un cane ha morso un uomo"?
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[*Naturalmente si vuole qui accennare alla sostituzione del capo della polizia De Gennaro con tale Manganelli, il cui solo cognome avrebbe dovuto sconsigliare l'operazione anche ai meno dotati d'humour nel Governo. Ma come, si accusa il capo della polizia di aver fatto usare agli agenti i manganelli contro i contestatori violenti radunati nella scuola Diaz, e poi si mette al posto suo proprio un Manganelli? Oltretutto, i primi manganelli erano - sembra - di destra, il secondo - pare - di sinistra]

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JAZZ. Siamo a Umbria Jazz, Orvieto, 20 luglio 1976. Sul palco, accanto al quartetto hard-bop di Cedar Walton (piano), George Coleman (sax tenore) e Sam Jones (basso), dietro i piatti del batterista Billy Higgins, è spesso visibile il critico Nico Valerio, con pizzetto, baffi all'insù, capelli alla Ottocento e abito bianco. Noto come "Generale Custer" in casa radicale, dove l'anno precedente aveva fondato la Lega Naturista (primo club ecologista in Italia), segue come critico jazz da una posizione privilegiata il concerto. Curiosa la collocazione del palco, a ridosso delle finestre d'una casa privata. Il critico-gen.Custer è visibile all'inizio, poi da 2:01 a 2:13, da 2:33 a 2:50, e da 3:03 a 3:13: La registrazione è della Rai, ma anche su YouTube. 
Quartetto Cedar Walton a Umbria Jazz ("Naima" parte 1)

17 giugno 2007

TOPLESS. Il diritto riconosciuto dai giudici, ma la polizia non lo sa

Il giornalista fa confusione tra la legge e la sentenza di un giudice, cosicché non sappiamo se negli Stati Uniti andare in giro col seno al vento è consentito dalla prima o dalla seconda. Quello che conta è che è legale.
La prima esibizione di topless (v. foto) fu un costume da bagno con curiose bretelle, esposto in pubblico lungo il lago Michigan il 20 giugno 1964. All'arrivo dei poliziotti il fattaccio scandaloso era già avvenuto.
Non avendo come noi europei molte statue antiche di nudi femminili... in America sono più indulgenti con le tette esposte al vento. Il che vuol dire che in fatto di nudità - sia pure parziale - gli Stati Uniti stanno superando l'Europa? Almeno a vedere le pecette di nastro adesivo che in Gran Bretagna perfino le manifestanti più arrabbiate mettono talvolta sui capezzoli (a proposito, mania nella mania, non si capisce perché per certa gente i capezzoli debbano essere più "osceni" delle tette intere).
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Non vorremmo che questo accadesse solo per una curiosa propensione psicologica, se è vero che gli americani sono attratti dalle mammelle, e quindi pronti a chiudere un occhio (ma con l'altro bene aperto...) sull'esibizione del petto, mentre gli europei, che per colpa della Chiesa vedono nella nudità solo il sesso, si sono fissati nel bene e nel male sulla vulva. Che dite, a quando un editoriale del Corriere della Sera sul tema?
Insomma, tutto era nato perché, stranamente, nel Paese dei "Topless Bar", un poliziotto zelante o male informato aveva fermano una artista che era in topless per motivi esclusivamente...climatici. Ecco il testo dell'articolo pubblicato sul Corriere online:
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FERMATA PER UN TOPLESS, MAXI RISARCIMENTO
Un'artista americana ottiene 29 mila dollari. Nel 2005 fu bloccata dai poliziotti che la chiusero in guardina impedendole di rivestirsi. Il caso aveva suscitato un'ondata di proteste
New York - Ha ottenuto un risarcimento di 29mila dollari perché la polizia le aveva negato il diritto di andare in giro in topless, come autorizzato invece dalla legge. È successo a New York, dove Jill Coccaro, 27 anni, una artista hippy nota sotto lo pseudonimo di Phoenix Feeley, è riuscita a vincere questa insolita causa sui diritti civili. I fatti sono successi circa 2 anni fa, il 4 agosto 2005, verso l'una di notte. Faceva caldo e Jill aveva deciso di muoversi sui suoi pattini a rotelle a torso nudo, sulla Delancey Street, nel trendissimo Lower East Side.

Quando la polizia l'ha fermata, la ragazza ha spiegato che non stava infrangendo nessuna legge, visto che un tribunale statale aveva riconosciuto, nel 1992, che anche le donne possono andare per strada a torso nudo. Ma non è servito a nulla. I poliziotti l'avrebbero messa in guardina per 12 ore, impedendole di rivestirsi perché le avevano strappato la sua tuta e obbligandola addirittura a subire un esame psichiatrico. Il caso della giovane artista aveva immediatamente suscitato una ondata di proteste ed una decina di giorni dopo una manifestazione topless era stata organizzata a Central Park.
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JAZZ. Il quartetto di Cedar Walton (George Coleman al sax tenor, Sam Jones al contrabbasso, Billy Higgins alla batteria, Cedar Walton al piano) in "Blue Monk" al festival Umbria Jazz 1976. Iin qualità di critico jazz l'autore di questo blog - molto giovane, e quasi una copia del gen. Custer - è visibile sul palco dietro il batterista Higgins, proprio alla fine del brano.
Cedar Walton e George Coleman a Umbria Jazz

14 giugno 2007

APPELLI. Evviva noi “buoni”. E se fossimo alleati dei “cattivi”?

Un appello che fa discutere è quello insieme drammatico e paradossale che è arrivato nei giorni scorsi sui nostri computer. Sulle prime, d’impulso, non si può non esser d’accordo, e si è pronti a sottoscrivere. Talmente madornale è quello che denuncia. Ma poi, pensandoci bene, si scopre che forse sarebbe un errore. Forse. Rileggiamolo:
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"Il 23 giugno si celebrerà il "Boy love day", la giornata dei pedofili. Un'iniziativa internazionale promossa da diverse associazioni che dialogano attraverso siti internet con lo scopo di diffondere la "cultura della pedofilia" e solidarizzare con i violentatori di bambini in carcere. Nei siti, oltre agli appelli per "accendere una candela azzurra", compaiono foto di minori semi-nudi e chiari inviti al sesso libero tra adulti e adolescenti. Di fronte ad un tale scempio, ci appelliamo all'Unione Europea, all'Unicef e a tutte le istituzioni affinchè il "Boy love day" non si celebri e affinchè vengano oscurati tutti i siti Internet dove si sta propagando questa iniziativa. Occorre reagire con forza e sostenere questa battaglia di civiltà per la tutela dei nostri figli e dei bambini di tutto il mondo dall'orrore degli abusi e delle violenze".
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Questo l’appello di Epolis, che, detto per inciso, pur essendo gratuito si situa per livello giornalistico a metà classifica tra i quotidiani in Italia. Complimenti. Non abbiamo guardato i siti e vogliamo fidarci. Magistrati e poliziotti, intanto, hanno valutato il da farsi con inusitata urgenza: il sito pur essendo ubicato in Germania è stato disattivato nei suoi server italiani, se abbiamo capito bene. Ma se è così, solo gli italiani non potranno avere l'accesso. E poi perché la Germania non si era mossa? Perché - spiega Epolis nel numero di oggi - per loro quella non era pedofilia, mentre per la polizia italiana, sì. Le leggi italiane sono più severe (leggi: restrittive).
E' così o hanno preso un abbaglio?
Ma perché ero contrario, dopo una prima adesione istintiva, a firmare l'appello? Attenzione, mi sono detto, a non prestarsi da strumento inconsapevole, cioè a fare pubblicità occulta (che è quello che vogliono) a questi presunti mascalzoni, oltretutto sottilmente esibizionisti. Vero è che i pedofili autentici non indugiano in proclami, ma preferiscono agire nell'ombra, senza clamore. La provocazione ad alta voce, il manifesto, la vanteria, equivale a darsi una spolveratina di "filosofia", di ideologia, sia pure aberrante. Il che li rende un po' meno pericolosi perché più riconoscibili degli insospettabili, distinti borghesi (sacerdoti e laici) che senza tanti manifesti circuiscono ogni giorno bambini ignari.
Quindi non stiamo al loro gioco comunicativo, che porta a insozzare indirettamente anche le brave persone, ingenue o esibizioniste, che d’istinto si scandalizzano e firmano l’appello: attori, magistrati, politici, preti, imprenditori, giornalisti ecc. D’altra parte, chi non è - almeno a parole e apertamente - contro la pedofilia? Peccato che nell'entourage stesso di ciascuno di questi onesti firmatari, forse tra i loro stessi parenti, amici e colleghi, potrebbe nascondersi il pedofilo. Tanto numerosi sono.
Perciò niente appelli, per favore. Che senso avrebbe un appello "contro i ladri", "contro gli omicidi" e perfino "contro chi raccomanda o si fa raccomandare"? Nessuno, se non quello di mostrare, spesso abusivamente, che chi firma è "migliore degli altri". Se non è vanteria o esibizionismo questo… "Migliore" in che senso, poi? Non c’è solo la pedofilia: il mondo, anzi ogni famiglia, è piena di cattive azioni e di crimini. Tutti assolti solo perché non sono pedofili? Ridicolo. E troppo comodo.
Firmando l’appello, inoltre, faremmo il gioco perverso dei presunti pedofili, che è quello di "spargere la voce", di "dirlo in giro", facendo arrivare la notizia negli ambienti più insospettabili. Non per caso, come la polizia sa bene, i primi e più pericolosi pedofili si annidano spesso tra i parenti stessi dei bambini: padri, madri, zii, nonni, cugini ecc. Molti inviti sono messaggi subliminali, sottilmente psicologici. Perfino la pubblicità è colpevole: molte foto di bambini hanno un contenuto ambiguo, e potrebbero funzionare per attrarre l’attenzione degli individui predisposti, maschi e femmine.
Oltretutto, i cialtroni "ideologi" della pedofilia, finché si fermano sul confine dell’istigazione a compiere reati (ma ci riescono? Ce lo devono dire magistrati e polizia) e si limatano a teorizzare, non sono perseguibili. Anche le idee più aberranti, p. es il sadismo o il razzismo nazista, in teoria non dovrebbero essere perseguite. Altrimenti per uno Stato liberale si porrebbe il problema di valutare le idee di tutti: quali buone e accettabili, e quali no? Ci sarebbe uno Stato di polizia. Si è risolto quindi di non valutare le idee, le pure idee, della gente ritenendole per il Diritto tutte uguali. Naturalmente è una finzione, non sono uguali, ma questa convenzione distingue lo Stato liberale da quello autoritario.
Certo, tipacci così non sono come il Club degli Scacchi, e la polizia, spero, li stia tenendo d'occhio, spiando e schedando: al loro primo passo falso - cioè il "fare" - scatteranno chiusura di siti, denunce e arresti.
Ai tanti, in genere incolti, che lamentano in casi del genere che gli Stati liberali dell'Occidente siano "troppo" liberali, si deve rispondere che queste perversioni sono antiche quanto l'uomo. Si calcola, anzi, che nel chiuso delle famiglia patriarcali del passato le violenze ai bambini fossero enormemente più frequenti, quasi routine, una sorta di aberrante rito di passaggio all'adolescenza...
La pedofilia, purtroppo, è diffusa ovviamente anche sotto le più crudeli dittature. Solo che non si sa. Il che è peggio. Per la minore circolazione di notizie, e per la censura, nelle dittature reati del genere tendono a restare segreti. Uno Stato comunista o fascista, quindi "Stato etico" (che non vuol dire morale, ma che si arroga come Dio il diritto di imporre a tutti la sua morale, una sua idea, con la forza), non avrebbe interesse a renderli pubblici per evitare il discredito della "degenerazione sessuale" della società socialista o della presunta purezza della "razza".
Ma esiste poi l'effetto copia. Quest'ultimo rischio "psicologico", l'emulazione in seguito alla diffusione del messaggio, è attuale anche in democrazia liberale, ma viene di gran lunga compensato dalla salutare reazione emotiva nella maggioranza della popolazione.
Notizie del genere producono, insomma, robusti anticorpi, e il primo è l'indignazione. Ma non convertono neanche uno dei pedofili: anzi, convincono i più prudenti di loro ad agire nell'ombra, con maggiori cautele. E come nel caso dei terroristi, la "clandestinità" rende prevenzione e controlli più difficili.
Diverso il caso degli adolescenti, e male hanno fatto gli estensori dell’appello a mischiare adolescenti e bambini. Non è anormale che un ragazzo di 22 anni - oggi un "adulto" - possa fidanzarsi con una ragazza di 16 anni, o anche meno. E allora, è un pedofilo?
Comunque, tornando alla pedofilia vera, la ricetta, ovviamente, è una sola: educazione, educazione, educazione. Educazione sessuale. Per giovani, genitori e bambini. A scuola e fuori. Con la presenza costante di psicologi e sessuologi. Due componenti, scuola e psicologia, poco presenti in Italia.
Altro che ora di religione a scuola, o di catechismo in parrocchia! Te li raccomando i sacerdoti cattolici!
"Roberta, attenta ai bambini - diceva in una vignetta il marito alla moglie - in giro vedo troppi uomini in abito nero..."
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JAZZ. Ecco un filmato d'epoca in cui CharlieParker (sax contralto) e Dizzy Gillespie (tromba) sono premiati sul palco come migliori artisti dell'anno (notare la stringatezza americana: nell'Italia spagnolesca, meridionale e retorica, tra discorsi sgrammaticati e riferimenti mitologici del politico di turno, sarebbe passata mezz'ora...), poi duettano tra loro in modo eccelso.
CharlieParker (sax contralto) e Dizzy Gillespie (tromba)