14 ottobre 2007

SENATORI A VITA. Ma la Montalcini è l’unica giusta. Non è Napolitano

Siamo per l’abolizione dei senatori a vita, o almeno per una modifica della norma che restringa il vitalizio - perché anche di questo si tratta - alle grandissime personalità che davvero "hanno onorato l’Italia": solo scienziati, artisti e uomini di cultura di livello internazionale, non politici di lungo corso, come Andreotti, né ex presidenti della Repubblica.
Perciò ci meraviglia due volte la grossolana sparata di Storace.
Primo perché, è evidente, vuole imitare lo "stile fascista" per essere riconoscibile dalla sua nuova base elettorale, e perciò ci fa tornare alla mente un infausto passato. Anzi, avremmo voluto una dura presa di distanza anche da tutto il Centro-destra, che non c’è stata, segno che ormai l’imbarbarimento della politica italiana ha inquinato e definitivamente screditato anche quel Polo. Una vergogna nella vergogna.
Secondo, perché attaccando vilmente la quasi centenaria scienziata e senatrice a vita Rita Levi Montalcini, l’unica che davvero ha onorato l’Italia col premio Nobel ed ha strameritato la nomina, oltretutto cento volte più intelligente di lui, Storace porta acqua al mulino dei tanti che il laticlavio onorifico a vita vogliono conservare. Possibile che non lo capisca? Ma se l’ex ufficio stampa di Fini che poi si è montato la testa, avesse un’intelligenza pronta e una cultura, anche psicologica, adeguata, non avrebbe le idee che ha.
Alla novantottenne Levi Montalcini va tutta la nostra solidarietà di liberali, difensori della scienza e amici della Comunità ebraica. Ha fatto bene il Presidente Napolitano a definire l’attacco "indegno". Noi avremmo usato qualche parolina di più. Troppo buona e umile la risposta della minuta ma grande Montalcini che - a me era sfuggito, me lo ha fatto notare l’amico "Professore" - nel ringraziare il Presidente lo ha gratificato di aggettivi che lo fanno sembrare più grande di lei.
No, cara Montalcini, Napolitano non è superiore a te. Anche perché prima di essere Presidente della Repubblica fu eletto anche lui senatore a vita. Ma a differenza di te abusivamente, cioè senza meriti speciali. Non era grande scienziato, scrittore o pittore. Era solo un politico come tanti altri, eletto perché come un Andreotti di Sinistra apparteneva alla Casta politica da tempo, troppo tempo. E quello che doveva essere un vizio, divenne all’improvviso con la firma di Ciampi un merito. Così va il Mondo, o almeno quella piccola parte di Mondo chiamata Italia.
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JAZZ. Una "All Stars", cioè un'orchestra "tutte stelle" riunita per l'occasione, accompagna la cantante Billie Holiday alla fine della sua carriera in "Fine and Mellow" (1957). Alla tromba Roy Eldridge, al sax tenore i due stilisti contrapposti Coleman Hawkins e Lester Young, al sax baritono Gerry Mulligan. La personalissima interpretazione e il timbro ormai troppo rauco della cantante sono naturalmente al centro dell'attenzione. Di cattivo gusto l'inserimento da parte della regia televisiva della voce drammatica della Holiday, tratta da qualche intervista, prima che la cantante inizi a cantare. Una ricerca di pathos spettacolare che ha del cinico.
Billie Holiday in "Fine and Mellow" (1957)

12 ottobre 2007

"Vostro Onnore, mi dichiaro ssardo". Il diritto e l'isola antropologica

Un tempo gli imputati furbi ma semplicioni, da film di Totò, facevano i finti sordi. Ma d’ora in poi, vista una sentenza tedesca, faranno i finti sardi. Gli conviene.
Non eravamo rimasti che essere siciliani (mafiosi), o romani (bulli), o milanesi (bauscia) o torinesi (bugianen), e così via, è un aggravante? Bene, e invece essere sardi, è un'attenuante. Sempre fortunati l'ex presidente Cossiga e l'ex ministro dell'interno Pisanu. Sarà per i malloreddus o il gioddu, o la "carta da musica" che mangiano ogni giorno? Non si sa. Certo, non è colpa né merito dei simpatici isolani, che tranne pochissimi casi sono persone per bene, per le quali anzi, questa sentenza aumenta la vergogna che già quel loro rappresentante in terra germanica aveva gettato loro addosso.
La colpa è dei pastori sardi oppure del giudice tedesco? Forse la seconda. Sono i guasti d'una antropologia da strapazzo, sbirciata nei sunti per gli studenti asini, mescolata all'ipocrita e finto-pluralista galateo europeo. Ma sì, diciamolo, il politicamente corretto, o corrotto, nato come politesse liberale per non offendere le minoranze, si è talmente degradato da confondersi con un relativismo illiberale, perché determinista e positivista - direbbe Croce - in cui l’individuo non è più responsabile delle proprie azioni secondo il Diritto e l'Etica, ma è l’intera società attorno a lui che o va messa sul banco degli accusati o, col buonismo imperante di oggi, assolta o comunque in parte giustificata con la scusa umiliante che è arretrata.
Un grave "relativismo" etico e giuridico, perché riguarda i crimini, che è cosa ben diversa dal relativismo culturale (le usanze, le idee e le fedi) che invece è essenza del liberalismo. Oltretutto una scusante non richiesta, visto che in Italia per fortuna un imputato del genere, sardo o no, non avrebbe avuto sconti, ma sicuramente una condanna molto più dura. E allora, perché accennare all'ambiente? Per ricordo polemico all'antico "delitto d'onore"? Insomma, la finta delicatezza etnica si rivela razzismo.
Però, mettetevi nei panni d’un giudice del genere: il parallelismo, secondo la sua sottocultura sociologica, è perfetto. E’ uno che vive nel cuore dell’Europa multiculturale: ha visto facce e usanze di tutti i colori, e il pover’uomo non si raccapezza più.
Il suo ragionamento deve essere stato questo, e ditemi se fa una grinza.
Se in Europa, senza conseguenze penali, le mammane africane possono praticare l’infibulazione e la clitoridectomia alle bambine (cosa vietata nel mondo civile, cioè, scusate: volevo dire occidentale), se le donne islamiche integraliste passeggiano allegramente a Londra, Berlino e ora anche a Treviso nascoste nel burqa integrale, se il buon padre di famiglia islamico schiaffeggia e chiude in casa perfino le figlie maggiorenni (quando non le percuote a sangue o non le uccide…), non si vede perché un uomo sardo, e dunque notoriamente abituato alla violenza barbaricina, come si diverte a dire Cossiga, non debba poter percuotere e violentare a piacimento la fidanzata. Tutto può fare, visto che è sardo, secondo il giudice tedesco.
Anzi no. Forse solo una cosa non può fare: arrostire il "porceddu" allo spiedo nel pianerottolo del condominio di Dorthmund. Ma solo per via dei fumi inquinanti. L'ecologia non è come la sociologia: non perdona.
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JAZZ. Grande esponente del jazz "cool", cioè fresco, nel senso di rilassato, apollineo, classicheggiante come una composizione di musica colta europea, che ebbe il periodo di massimo fulgore negli anni '50, bianco come la maggior parte dei musicisti cool (Miles Davis è un'eccezione), il sassofonista contralto Lee Konitz è uno stilista di grande personalità, che nella musica significa anche grande riconoscibilità e quindi timbro caratteristico. Eccolo in una celebre esecuzione. Il corno inglese (french horn) non è, come sembra, solo una citazione colta, ma serve a dare quel suono ovattato e pulito che l'estetica del jazz cool e west coast voleva.
Lee Konitz Quartet ("Move") 1954

11 ottobre 2007

NOTIZIE. Anche i bloggers potranno opporre il segreto professionale

La lampadina e il telefono all'inizio sembravano invenzioni futili. "Curioso, certo, ma a che cosa ci servirà?" si chiedevano i nostri trisavoli, quasi vergognandosi di esser visti mentre giravano un interruttore o sollevavano la cornetta. "Sono cose per bambini, io non ho tempo da perdere coi giocattoli..." disse un austero professore (al tempo in cui i prof erano austeri...).
Lo stesso è accaduto coi blog. Nati per sbaglio, o per scherzo, all'inizio furono diari per fanciulle svagate innamorate di se stesse nell'atto di scrivere, ma che non sanno mai che cosa scrivere e alla fine parlano del gatto. Poi furono usati come chat più meditate, grazie alla funzione "commenti", o come archivi di racconti illeggibili, oppure - e questo parve finalmente un impiego utile - come raccolte di ricette gastronomiche di casalinghe altruiste.
Finché i siti-blog caddero nelle adunche mani di giornalisti, cronisti alternativi ("reporter della domenica"), scrittori di denuncia, sociologi d'accatto, professori senza studenti, ideologi delle ideologie più balzane e minoritarie, teorici di diete e medicine alternative, missionari d'ogni tipo, e perfino informatici Buoni Samaritani.
Era fatta. Il blog poteva vivere di vita professionale propria. Un nuovo genere nasceva.
Oggi la branca giornalistica (news e commenti) e di corrispondenza dei blog è sicuramente pari, se non superiore per livello, al giornalismo medio su carta stampata. Con la differenza che un blogger intelligente e che sappia scrivere bene (le due virtù, unite, non sono ancora molto frequenti, ma il livello sta migliorando a vista d'occhio), fa tendenza più d'un giornale. Anche perché i giornalisti della stampa e della radio-tv spesso non hanno idee (sono stati selezionati così appositamente, perché agli editori e ai politici servono come passe-partout), mentre i migliori bloggers, cioè quelli che non devono combattere col congiuntivo e sanno controllare le notizie, sono portati al commento. E non c'è bisogno di citare Grillo: il web-bloggin è pieno di blog che fanno opinione.
E sul piano giornalistico? Be', pur con le riserve accennate, non sono pochi i bloggers che arrivano prima dei giornalisti, e spesso mesi e giorni prima, sull'argomento. Tanto che i migliori blog sono considerati dai giornalisti come vere e proprie "fonti" di notizie quasi alla pari con le agenzie. Ma i blog più professionali sono in grado di "trattare" e sviluppare le notizie ricavate da agenzie e siti-web come o addirittura meglio dei giornali stampati. La controprova è che i motori di ricerca del web, a cui fanno riferimento i bloggers, sono gli stessi utilizzati dai giornalisti di redazione. Stampa e blog ormai fanno il medesimo lavoro, agiscono in parallelo. E si integrano, anche. Non c'è giornalista che non legga blog o che non scriva su blog. E i migliori bloggers spesso sono chiamati a scrivere sui giornali.
Naturale, quindi, che anche ai bloggers venga riconosciuta una professionalità dell'informazione che equipara di fatto quelli di loro che non sono giornalisti ai giornalisti. Meraviglia, perciò, solo poche persone la notizia che il Senato americano sta estendendo ai bloggers la tutela del segreto professionale sulle fonti delle notizie che finora era riservata ai giornalisti, come riporta Gabriele De Palma su corriere.it del 5 ottobre. (Nico Valerio).
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JAZZ. Un grande improvvisatore swing famoso per il suo impeto, il sassofonista Eddie "Lockjaw" Davis, attivo dagli anni 40 a tutti i 60, quando finì in bellezza la sua carriera nella stupenda e mai adeguatamente conosciuta CBBB (Clarke-Boland Big Band), fondata e finanziata dall'italiano Gigi Campi, malato di jazz, la migliore grande orchestra europea e una delle migliori moderne del mondo. Eddie Davis è visibile in questo filmato sonoro con l’orchestra di Count Basie. Gustatevi il lungo e travolgente assolo dialogato con l'orchestra e capirete perché questo sassofonista era il più richiesto per le "battles", le contese, i confronti musicali tra saxes. Famose le sfide con Johnny Griffin. Il jazz talvolta eccede nel virtuosismo, ma è un gioco tecnico bello e innocuo. Che solo il jazz si può permettere, accanto alla musica dotta europea. Mediocre la qualità del sonoro, ma per fortuna ci sono centinaia di dischi che gli rendono giustizia.

09 ottobre 2007

DUE STAFFE. La cornacchia di Trilussa metà bianca e metà nera: opportunista.

Un popolo senza idee. E quando fa mostra di averle, peggio che andar di notte, diventa all'occorrenza "Arlecchino, servitor di due padroni". "Double-face", come certi pratici impermeabili inglesi d'anteguerra. Perché si sa che "O Franza o Spagna, abbasta che se magna", come dicevano gli anziani delle plebi meridionali, ritenendosi furbi.

Ma ci sono stati tempi, per esempio il Risorgimento, e fino alla Grande Guerra, in cui non siamo stati così, o meglio non hanno comandato persone del genere, ma l'iniziativa nel Governo o nella cultura, insomma l'esempio nella società, lo davano grandi idealisti, coraggiosi intellettuali, grandi uomini di cultura. Ed anche tranquilli borghesi che anteponevano le idee chiare e forti di libertà perfino agli interessi personali di bottega. Come molti professionisti del Nord che avevano lasciato studi e negozi redditizi per arruolarsi con Garibaldi tra i Mille, e più tardi, nel 1915-18, per andare volontari a 18 anni al fronte, a completare - si diceva - il Risorgimento e l'Unità d'Italia, di nuovo, come sempre, soprattutto contro l'Austria, che ci aveva governato con ottusa spietatezza per lungo tempo. E colpiva il distacco coi non pochi giovani contadini del Sud, renitenti alla leva anche perché poveri e legati ai lavori agricoli, che dovettero essere portati al fronte dai carabinieri.

Allora, altro che doppiezza e ambiguità italiana: almeno nelle città, tutti sapevano, a cominciare dai ragazzi di scuola, che cosa voleva dire dirsi liberali. E le scelte erano precise: o di qua o di là. Dopo secoli di dominazione straniera e un Risorgimento vittorioso contro l'Austria, i Borboni e il Papa-re, soprattutto per la furbizia di Cavour e il coraggio di Garibaldi, anche nel popolo, tra i giovani, non c'erano più esitazioni. Uno studente 17nne di famiglia borghese, nel 1915, alla vigilia della fatidica data per presentarsi volontario ad una guarra allora vista come "giusta", trovava il tempo e lo spirito per rappresentare in un gustoso acquerello di ambiente infantile, tra il bonario e il satirico, la "situazione politica" d'allora e le "rivendicazioni" dell'Italia "irredenta", cioè dei tanti italiani di Trento e Trieste che volevano tornare finalmente alla madre Patria (v. immagine).

Ma nel mondo politico romano i voltagabbana e i "bicolori" pronti ad ogni evenienza, c'erano, eccome. Un sottobosco di utilitaristi pronti a tutto e a niente che faceva la felicità dei sonettisti satirici. La nuova furbizia opportunistica era, per esempio, definirsi sempre "liberali", anche quando si aveva un animo ultra-clericale o reazionario. Sembra di stare ai nostri giorni, in questo l'italiano medio è cambiato poco. Anzi, a dire il vero, il corvo bicolore contro cui si indirizza la satira di Trilussa (vedi più avanti), almeno un lato liberale ce l'ha.
Noi contemporanei, invece, più che i corvi bianchi e neri (anzi, neri infarinati di bianco) messi in versi dal mediocre poeta pseudo-romanesco Carlo Alberto Salustri, abbiamo altri animali a più colori: asini, zebre, talpe, struzzi, iene, bertucce, zanzare, serpenti, coccodrilli, conigli, vacche, scrofe. E per questi ci sarebbe voluto una vera lingua romanesca e un grande poeta satirico, G.G. Belli, altro che Trilussa, per descriverli adeguatamente.

Dicono che nella società di massa le idee non siano più così importanti, ma è l'aggregazione stessa, il collettivo, la folla, a fare da legittimazione per la lotta e il potere. Sarà. Ma a noi sembra che senza idee organiche non si può fare politica, ma solo opportunismo e affari.

Nella politica italiana non mancano gli esempi non solo di uomini, ma addirittura di partiti "bicolori", insieme conservatori e progressisti, cioè progressisti a parole e conservatori nei fatti, sia a Destra, che al Centro e a Sinistra.

Perciò la poesia di Trilussa "La cornacchia liberale" sembra adattarsi bene all’italiano medio di ieri e di oggi, eccezion fatta per l'élite che diresse la società italiana nella gloriosa parentesi dal Risorgimento alla Grande Guerra. Insomma il tipico italianuzzo medio della satira moralistica, servitore di due o più padroni, volubile, interessato a chi offre di più, opportunista, voltagabbana, ambiguo e irresponsabilmente amorale. Che evidentemente all’inizio del Novecento nei dintorni del Parlamento era tale e quale è oggi. E certo, in quell'ambiente, in tale mancanza di idee, il Fascismo, come ideologia della crisi della piccola borghesia, avrà trovato terreno fertile.

Trilussa, anagramma del cognome del romano Carlo Alberto Salustri (1871-1950), è il poeta satirico che si meritava il ceto impiegatizio dei ministeri romani. Ha una mediocre efficacia nei suoi trasandatissimi bozzetti satirici, che ricordano in peggio le favole moralistiche di Esopo, e non hanno certo la profondità psicologica, la vivezza espressiva e soprattutto la lingua del grande Belli, poeta satirico di spessore ben diverso, anche nella tecnica dei sonetti, che ben merita un nostro sito tutto per lui.

Scrive in una lingua volgare e imbarbarita, spuria, ormai del tutto italianizzata e burocratizzata, dove l’eco del romanesco resta solo in qualche tic di pronuncia. Una koinè della nuova Roma post-unitaria, comprensibile dai tanti immigrati dalle più diverse regioni d’Italia che la popolano. Eppure si ebbe le congratulazioni di circostanza di Benedetto Croce. "Ringrazio del diletto procurato - gli rispose lo storico all’invio d’un suo volume - che non è stato solo diletto, ma anche una tal commozione come di un ritorno ad un’arguzia e a un riso che ora non risuonano più in mezzo a tanta musoneria per tragedia ed epopea". E questo dal Croce, per decenni raccoglitore e raccontatore di aneddoti di piccola storia locale, ce lo aspettavamo. I seriosi, quasi sempre poco seri, sono sistemati.

LA CORNACCHIA LIBERALE
Una cornacchia nera come un tizzo,
nata e cresciuta drento 'na chiesola,
siccome je pijò lo schiribbizzo
de fa' la liberale e d'uscì sola,
s'infarinò le penne e scappò via
dar finestrino de la sacrestia.

Ammalappena se trovò per aria
coll'ale aperte in faccia a la natura,
sentì quant'era bella e necessaria
la vera libbertà senza tintura:
l'intese così bene che je venne
come un rimorso e se sgrullò le penne.

Naturarmente, doppo la sgrullata,
metà de la farina se n'agnede,
ma la metà rimase appiccicata
come una prova de la malafede.
Oh! - disse allora - mo' l'ho fatta bella!
So' bianca e nera come un purcinella...- 

E se resti così farai furore:
je disse un Merlo - forse te diranno
che sei l'ucello d'un conservatore,
ma nun te crede che te faccia danno:
la mezza tinta adesso va de moda
puro fra l'animali senza coda.

Oggi che la coscenza nazionale
s'adatta a le finzioni de la vita,
oggi ch'er prete è mezzo liberale
e er liberale è mezzo gesuita,
se resti mezza bianca e mezza nera
vedrai che t'assicuri la carriera.


TRILUSSA

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IMMAGINE. "Rivendicazioni" del 1915. Bambini alla Grande Guerra: un "bersagliere" in miniatura prende a calci il compagno di giochi "austriaco" (acquerello di Giovanni Bordini, particolare, 1915).
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JAZZ. Un bel brano registrato in video in bianco e nero, Are You Real , durante il quale si può ascoltare e vedere il grande Jazz Messengers di Art Blakey col trombettista Lee Morgan, certamente il migliore tra i discepoli ideali di Clifford Brown. La qualità della registrazione video è pessima, ma quel che conta è la musica. Godetevi tutto il brano e anche gli assoli di Lee (8 minuti abbondanti).

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