09 ottobre 2007

DUE STAFFE. La cornacchia di Trilussa metà bianca e metà nera: opportunista.

Un popolo senza idee. E quando fa mostra di averle, peggio che andar di notte, diventa all'occorrenza "Arlecchino, servitor di due padroni". "Double-face", come certi pratici impermeabili inglesi d'anteguerra. Perché si sa che "O Franza o Spagna, abbasta che se magna", come dicevano gli anziani delle plebi meridionali, ritenendosi furbi.

Ma ci sono stati tempi, per esempio il Risorgimento, e fino alla Grande Guerra, in cui non siamo stati così, o meglio non hanno comandato persone del genere, ma l'iniziativa nel Governo o nella cultura, insomma l'esempio nella società, lo davano grandi idealisti, coraggiosi intellettuali, grandi uomini di cultura. Ed anche tranquilli borghesi che anteponevano le idee chiare e forti di libertà perfino agli interessi personali di bottega. Come molti professionisti del Nord che avevano lasciato studi e negozi redditizi per arruolarsi con Garibaldi tra i Mille, e più tardi, nel 1915-18, per andare volontari a 18 anni al fronte, a completare - si diceva - il Risorgimento e l'Unità d'Italia, di nuovo, come sempre, soprattutto contro l'Austria, che ci aveva governato con ottusa spietatezza per lungo tempo. E colpiva il distacco coi non pochi giovani contadini del Sud, renitenti alla leva anche perché poveri e legati ai lavori agricoli, che dovettero essere portati al fronte dai carabinieri.

Allora, altro che doppiezza e ambiguità italiana: almeno nelle città, tutti sapevano, a cominciare dai ragazzi di scuola, che cosa voleva dire dirsi liberali. E le scelte erano precise: o di qua o di là. Dopo secoli di dominazione straniera e un Risorgimento vittorioso contro l'Austria, i Borboni e il Papa-re, soprattutto per la furbizia di Cavour e il coraggio di Garibaldi, anche nel popolo, tra i giovani, non c'erano più esitazioni. Uno studente 17nne di famiglia borghese, nel 1915, alla vigilia della fatidica data per presentarsi volontario ad una guarra allora vista come "giusta", trovava il tempo e lo spirito per rappresentare in un gustoso acquerello di ambiente infantile, tra il bonario e il satirico, la "situazione politica" d'allora e le "rivendicazioni" dell'Italia "irredenta", cioè dei tanti italiani di Trento e Trieste che volevano tornare finalmente alla madre Patria (v. immagine).

Ma nel mondo politico romano i voltagabbana e i "bicolori" pronti ad ogni evenienza, c'erano, eccome. Un sottobosco di utilitaristi pronti a tutto e a niente che faceva la felicità dei sonettisti satirici. La nuova furbizia opportunistica era, per esempio, definirsi sempre "liberali", anche quando si aveva un animo ultra-clericale o reazionario. Sembra di stare ai nostri giorni, in questo l'italiano medio è cambiato poco. Anzi, a dire il vero, il corvo bicolore contro cui si indirizza la satira di Trilussa (vedi più avanti), almeno un lato liberale ce l'ha.
Noi contemporanei, invece, più che i corvi bianchi e neri (anzi, neri infarinati di bianco) messi in versi dal mediocre poeta pseudo-romanesco Carlo Alberto Salustri, abbiamo altri animali a più colori: asini, zebre, talpe, struzzi, iene, bertucce, zanzare, serpenti, coccodrilli, conigli, vacche, scrofe. E per questi ci sarebbe voluto una vera lingua romanesca e un grande poeta satirico, G.G. Belli, altro che Trilussa, per descriverli adeguatamente.

Dicono che nella società di massa le idee non siano più così importanti, ma è l'aggregazione stessa, il collettivo, la folla, a fare da legittimazione per la lotta e il potere. Sarà. Ma a noi sembra che senza idee organiche non si può fare politica, ma solo opportunismo e affari.

Nella politica italiana non mancano gli esempi non solo di uomini, ma addirittura di partiti "bicolori", insieme conservatori e progressisti, cioè progressisti a parole e conservatori nei fatti, sia a Destra, che al Centro e a Sinistra.

Perciò la poesia di Trilussa "La cornacchia liberale" sembra adattarsi bene all’italiano medio di ieri e di oggi, eccezion fatta per l'élite che diresse la società italiana nella gloriosa parentesi dal Risorgimento alla Grande Guerra. Insomma il tipico italianuzzo medio della satira moralistica, servitore di due o più padroni, volubile, interessato a chi offre di più, opportunista, voltagabbana, ambiguo e irresponsabilmente amorale. Che evidentemente all’inizio del Novecento nei dintorni del Parlamento era tale e quale è oggi. E certo, in quell'ambiente, in tale mancanza di idee, il Fascismo, come ideologia della crisi della piccola borghesia, avrà trovato terreno fertile.

Trilussa, anagramma del cognome del romano Carlo Alberto Salustri (1871-1950), è il poeta satirico che si meritava il ceto impiegatizio dei ministeri romani. Ha una mediocre efficacia nei suoi trasandatissimi bozzetti satirici, che ricordano in peggio le favole moralistiche di Esopo, e non hanno certo la profondità psicologica, la vivezza espressiva e soprattutto la lingua del grande Belli, poeta satirico di spessore ben diverso, anche nella tecnica dei sonetti, che ben merita un nostro sito tutto per lui.

Scrive in una lingua volgare e imbarbarita, spuria, ormai del tutto italianizzata e burocratizzata, dove l’eco del romanesco resta solo in qualche tic di pronuncia. Una koinè della nuova Roma post-unitaria, comprensibile dai tanti immigrati dalle più diverse regioni d’Italia che la popolano. Eppure si ebbe le congratulazioni di circostanza di Benedetto Croce. "Ringrazio del diletto procurato - gli rispose lo storico all’invio d’un suo volume - che non è stato solo diletto, ma anche una tal commozione come di un ritorno ad un’arguzia e a un riso che ora non risuonano più in mezzo a tanta musoneria per tragedia ed epopea". E questo dal Croce, per decenni raccoglitore e raccontatore di aneddoti di piccola storia locale, ce lo aspettavamo. I seriosi, quasi sempre poco seri, sono sistemati.

LA CORNACCHIA LIBERALE
Una cornacchia nera come un tizzo,
nata e cresciuta drento 'na chiesola,
siccome je pijò lo schiribbizzo
de fa' la liberale e d'uscì sola,
s'infarinò le penne e scappò via
dar finestrino de la sacrestia.

Ammalappena se trovò per aria
coll'ale aperte in faccia a la natura,
sentì quant'era bella e necessaria
la vera libbertà senza tintura:
l'intese così bene che je venne
come un rimorso e se sgrullò le penne.

Naturarmente, doppo la sgrullata,
metà de la farina se n'agnede,
ma la metà rimase appiccicata
come una prova de la malafede.
Oh! - disse allora - mo' l'ho fatta bella!
So' bianca e nera come un purcinella...- 

E se resti così farai furore:
je disse un Merlo - forse te diranno
che sei l'ucello d'un conservatore,
ma nun te crede che te faccia danno:
la mezza tinta adesso va de moda
puro fra l'animali senza coda.

Oggi che la coscenza nazionale
s'adatta a le finzioni de la vita,
oggi ch'er prete è mezzo liberale
e er liberale è mezzo gesuita,
se resti mezza bianca e mezza nera
vedrai che t'assicuri la carriera.


TRILUSSA

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IMMAGINE. "Rivendicazioni" del 1915. Bambini alla Grande Guerra: un "bersagliere" in miniatura prende a calci il compagno di giochi "austriaco" (acquerello di Giovanni Bordini, particolare, 1915).
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JAZZ. Un bel brano registrato in video in bianco e nero, Are You Real , durante il quale si può ascoltare e vedere il grande Jazz Messengers di Art Blakey col trombettista Lee Morgan, certamente il migliore tra i discepoli ideali di Clifford Brown. La qualità della registrazione video è pessima, ma quel che conta è la musica. Godetevi tutto il brano e anche gli assoli di Lee (8 minuti abbondanti).

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Carino. Ogni riferimento a fatti, partiti, infiltrazioni, camuffamenti, vigliaccherie, mistificazioni e politici di oggi è ovviamente... voluto. No?

11 ottobre 2007 alle ore 11:55  

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