22 novembre 2007

GENI DEL MALE. Ma quanto fascino hanno "i più cattivi del Mondo"

Louis Armstrong s’inventò l’aneddoto dello spartito caduto a terra mentre cantava, per dare valore ai propri vocalismi "scat", in cui le parole perdono ogni significato semantico e rifanno il fraseggio d’uno strumento: "dada-di-de-dede-dodedi-du-da…". Ed era un grande bugliardo, perché lo "scat" è vecchio quanto il jazz.
Ma io che m’invento per convincere il pubblico a leggere un libro - sicuramente molto documentato, bello e ben scritto, perché conosco l’autore e so con quanta attenzione al particolare e verve affronta i personaggi della scena internazionale - senza aver potuto leggere non dirò il libro, magari, ma neanche la quarta di copertina, neanche un abstract dell’ufficio stampa?
Be’, se come diceva quel cinico di Longanesi, ripreso dal grande goliarda Flaiano, inventore di aforismi, le migliori recensioni si fanno senza aver affatto letto il libro, per pigrizia, pur avendolo disponibile nella pila di "omaggi per recensione", io invece senza pigrizia alcuna sarò costretto a fare di necessità virtù acrobatica, e senza neanche tentare il "pezzo di bravura" cercherò di suonare l’intera aria su una corda sola: la copertina.
Sì, infatti, l’unico materiale a mia disposizione è una foto, la fotografia della copertina del libro. D’accordo, abbiamo il Governo Prodi e la vita si è fatta difficile, signora mia, ma questa tirchieria inglese degli editori, mi pare una citazione: sembra riportarci al periodo delle "sanzioni" negli anni Trenta, quando la carta costava un occhio.
Una copertina, che però non è un particolare di secondaria importanza, Watson. Contiene un traccia che basterebbe anche ad uno Sherlock Holmes da bar di provincia per iniziare un’inchiesta: la lista dei più fanatici e crudeli personaggi che si leggono nelle cronache internazionali, i peggiori dittatori e terroristi che in questi ultimi anni hanno sparso paura e insanguinato il Mondo, da Ahmadinejad al Mullah Omar, da Myanmar a Kim Jong-il, da Assad a Nasrallah, da Al Zawahiri a Chavez, da Hamas a Mugabe. Senza tralasciare le vecchie conoscenze Gheddafi e Castro, of course.
L’autore, il giornalista di esteri Maurizio Stefanini (Il Foglio e altri quotidiani), è notoriamente un maniaco del particolare, abile nel ritratto psicologico, nel delineare un ambiente con ironia, informatissimo anche del dibattito politico locale, a suo agio negli intrighi internazionali e nei lati oscuri delle carriere politiche e delle alleanze. Per di più, l’essere anche ispanofono lo favorisce nel dedalo dei corrotti personaggi dell’America latina: da ricordare i suoi articoli su Chàvez e Castro.
Fumo di bruciato che, com’è noto, intriga il pubblico molto più del fumo d’incenso. Guicciardini e Machiavelli non c’entrano, lo ripetevano già gli Antichi, lo hanno detto e ridetto anche i divulgatori contemporanei, come Montanelli: se le biografie e la Storia riguardassero solo i personaggi virtuosi, nessuno le leggerebbe. Per fortuna, hanno quasi sempre al centro uomini ributtanti, malevoli, intriganti e imprevedibili, perfidi e ottusi, talvolta traditori e persecutori. Il che riempie la Storia, perfino quella contemporanea, d’un fascino romantico e perverso che le edificanti biografie dei Santi si sognano. Basta confrontare la scarna bibliografia su Santa Teresa del Bambin Gesù e quella sovrabbondante su Adolf Hitler.
L’idea d’un aggiornato vademecum "ai malvagi del Mondo", perciò, è ottima, anche se non nuovissima. E scopre connivenze, accordi trasversali, vicende non trasparenti, responsabilità insospettabili. Noi liberali siamo soliti ripetere che dietro un dittatore o un terrorista internazionale ci sono almeno dieci capi di Stato o responsabili delle Nazioni Unite che non hanno fatto il loro dovere morale e politico fino in fondo. Contraddizioni che Stefanini spesso sottolinea nei suoi articoli.
Se tanto mi dà tanto, in conclusione, se l’autore non si è rimbambito all’improvviso, turlupinando anche l’occhiuto e diffidente direttore del Foglio, Giuliano Ferrara, che ha scritto la prefazione al libro (Maurizio Stefanini, I nomi del Male, Boroli editore, oggi in libreria), tutte cose impossibili, allora l’amico Stefanini deve per forza aver scritto un libro vivace e interessante, attuale come un instant-book, di quelli che la gente e gli stessi giornalisti divorano d’un fiato come se fossero romanzi d’avventura o biografie romanzate. Lo leggeremo, finalmente.
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JAZZ. Art Blakey's Jazz Messengers - "Dat Dere"

1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

E' lo stesso principio per cui nei giornali la cronaca nera è molto più seguita della cronaca bianca o rosa

24 novembre 2007 alle ore 22:49  

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