11 dicembre 2008

CHINA GIRL. Disperata? No, la dà per antico, atavico, calcolo femminile

Il manifesto del "Chinese Happy New Year", sintesi perfetta di una Cina fatta dai furbi cinesi "come la vedono gli Occidentali", con tanto di dragone ma con l'augurio in inglese (che abbiamo tolto), oltretutto per un festività che non corrisponde proprio alla loro, con la modella dalla faccia inguaribilmente sinense ma con le gambe lunghe da dieta americana. E ci sono ancora gli industrialotti del Far East (Veneto) che ci cascano, ci vogliono cascare. Così va il mondo. Fortuna che il fascino della donna cinese semplice e vera, next door, insomma una che non se la tira come le donne d'Europa, attira più delle modelle della pubblicità.

Gli affari sono affari e la figa è figa, certo. Noi uomini sappiamo bene la differenza. Però... Quanti sono gli imprenditori europei che ripercorrendo le orme di Marco Polo viaggiano in lungo e in largo in Cina alla ricerca di contatti commerciali e industriali, ma soprattutto di "una certa idea dell’Oriente", insomma dell’intramontabile stereotipo esotico della "donna d'altri" caro a tutti noi occidentali figli dell’antica Roma? Tanti.

Dopotutto, già i giovani figli di papà della Roma-bene del primo impero romano "andavano in India" come poi avrebbero fatto gli hippies, vestiti di apparente saggezza e tanti luoghi comuni, ma con motivazioni molto moderne. Erano i gimnosophistés  (letteralmente: i "saggi nudisti"), ovviamente vegetariani. I primi di loro erano già al seguito dell’esercito di Alessandro Magno, figuratevi un po’. E ne tornavano carichi di amuleti, seta, idee, fotografie mentali, struggenti ricordi di amori molto sensuali.

Appunto. La Cina come silloge moderna dell’Oriente, altro che India. I grandi viaggiatori, i corrispondenti dei giornali, i responsabili marketing delle "fabbrichette" del Nord Est italico, come anche i direttori di piccole e medie aziende manifatturiere da Edimburgo a Bari, ora tornano a casa sedotti dalla modernità recente e up-to-date d’un popolo arretrato. Com’è bella, com’è nuova, com’è piena di plastica, com’è informatica, com’è sexy la Cina. E come sono dolci e disponibili, a differenza delle antipatiche europee, le ragazze cinesi. Alcune, toh, perfino di coscialunga e alte, e col vello pubico rifinito come hanno visto sulle riviste erotiche d'Occidente. Incredibile il ruolo delle varie razze regionali e delle proteine. Peccato solo quel leggero tanfo di aglio, ma basta cambiare regione e la cucina all’aglio sparisce.

Belle le foto che arrivano dalla nuova Cina. Imprese modernissime, senza uno "ieri", tutte oggi e domani dove anche il legno della scrivania è "anticato", non come da noi un lascito delle generazioni passate. Alcune così aggiornate (senza passato, tutto è possibile in Cina) da mettere la certificazione ISO addirittura nell’insegna fuori dello stabilimento, 3 metri per 2. Cose che da noi neanche a Isernia.

E certo, è più facile costruire ex novo una struttura urbana o una rete industriale dove si era alle baracche, piuttosto che dove si sono stratificati nei millenni chiese, templi, monumenti e strade antiche, tutti ancora praticabili. E’ paradossalmente più facile la modernizzazione decisa dall’alto dal Grande Dittatore Illuminato. Ma sarà davvero illuminato? Ne dubitiamo. Peccato il vizietto di mettere in galera gli oppositori politici e religiosi. Ma per carità ormai è una cosa secondaria, l’importante è che sul far soldi possiamo sempre metterci d’accordo. Sembra di stare in Italia. Mica siamo più i comunisti d’una volta, siamo i comunisti finti di oggi, quelli del profitto alle spalle dei lavoratori, uomini e donne. Tante donne.

E a proposito, tra una relazione sui telefonini di ultima generazione a pochi dollari (copia) e l’apprezzamento per la locale rete adsl, anzi wi-fi (là sembra che anche le mungitrici, in senso buono, comunichino tra loro via etere), arrivano belle foto di ragazze cinesi disponibili, per i più tardi di comprendonio già accosciate su un grande letto bianco. Bello fare il corrispondente estero in Cina, beati loro. Se faccio carriera mi faccio mandare in Cina. Attento però a non sbagliare regione.

Ma nei forum di amici "malati di Cina e d’Oriente", come il convivium di Fernando, imperversano le interpretazioni psico-socio-eco-sessuali. In sostanza – si chiedono pensosi i manager from China attenti però a trascrivere bene i numeri di telefono – le ragazze cinesi la danno perché depresse, perché infelici per colpa del comunismo alienante e material-capitalista, tanto che "la loro disperazione le fa aggrappare a qualsiasi straniero di passaggio", oppure perché da che mondo è mondo l’hanno sempre data? Forse la seconda. Sempre così i pensatori: si attardano a chiedersi "perché", mentre gli altri, intanto, si fanno le più belle.

Dalle foto di John si direbbe che il popolo cinese è felice. Visi sorridenti e rilassati, grandi realizzazioni architettoniche, e via dicendo: della politica proprio non gliene può fregare di meno. Altro che retorica occidentale del "male oscuro". Quelli, magari, Freud lo ignorano del tutto. E forse neanche fanno male.

Fortuna che a mettere concretamente le cose a posto interviene un certo Marco (non il Polo, un altro):
"Le giovanette cinesi non sono per nulla disperate e degli stranieri come noi non gliene frega niente. La cinesina, da brava orientale guarda ai soldi, da qualsiasi parte essi vengano sono bene accetti. Del resto qui una giovanetta tipo Cindy [era in una foto, NdR] ha il suo bel daffare per assecondare la pletora di clienti che una giovane scaltra e disponibile sempre ha. Non dimenticatevi che l'uomo cinese da sempre ha il pallino di scopare con le ragazzine. Gli imperatori cinesi dormivano in letti su cui erano stese dieci ragazzine spesso vergini.

Gli uomini di affari hanno ancora oggi diverse mogli ( il mio boss ne ha 4 e la ultima che ha 22 anni gli ha dato recentemente 2 gemelli). Poco o nulla e' cambiato dai tempi riportati con maestria dal film di Zhang Yimou " Lanterne Rosse".

Le stesse famiglie incoraggiano le giovani ad andare nelle grandi città e a mandare soldi al paesello, facendo finta di ignorare la maniera in cui le giovinette si guadagnano il pane per loro stesse e per i famigliari.
"A nessuno qui interessa dei diritti politici, della corruzione, della libertà d stampa. Il mondo è visto come un caos anarchico in cui a tutti è concessa la opportunità di fare soldi: dunque perché non provarci? Le regole sono inesistenti, controlli zero. La polizia non interviene mai specialmente in questioni economiche. I pescecani sono quelli che si destreggiano meglio in questo mare e come nel grande oceano tutti gli esseri viventi alla fine trovano una loro collocazione. Cosa importa se qualche pesce finisce sotto gli aguzzi denti dello squalo di passaggio? La morte di uno è la salvezza di tanti altri.

"Davvero bravi i mandarini cinesi – conclude con saggia ironia il nuovo Marco dalla Cina – a governare questo caos e a saper creare da questo buco nero di materia primordiale una nazione. Certo se la Cina fosse attaccata frontalmente anche da un piccolo ma compatto gruppo di alieni si disintegrerebe così come è sempre successo nella sua storia degli ultimi 1000 anni (dai mongoli ai giapponesi). Ma la Cina di oggi è un paese pacifico e senza preoccupanti rivali. Anche questo è un merito di questi bravi governanti a cui davvero vanno riconosciuti meriti enormi. Propongo Hu Jintao a premio Nobel per l'economia, e la pace. Tanti cari saluti a tutti dal mio computer sotto controllo"

Così concludeva saggiamente Marco, non il Polo, l'altro, inviato molto speciale nella brulicante, misteriosa e contorta, anzi, no, semplicissima, Cina d’oggi.
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JAZZ. Una bella trasmissione tv di ben 25 minuti con interviste (non manca il prof) e musica, The Future of Jazz, laddove il "futuro" era quello che si prospettava per la musica jazz tra anni 50 e 60. Ed eravamo in pieno periodo post-bop e hard-bop. Un tempo felice. Insomma, una bella panoramica critica con molta musica dal vivo o in sottofondo, con Billy Taylor, George Russell e Bill Evans. Ci sono anche Art Farmer, Tony Scott, Mundell Lowe.

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7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Molto vero e garbatamente ironico. Ma intanto quello che vuoi dire lo dici. Besos

11 dicembre 2008 alle ore 17:01  
Anonymous Anonimo said...

Ma ditemi maschietti, forse le cinesine vi attirano tanto perché sembrano bambine disposte a tutto, che voi potete impunemente dominare? Se no non mi so capacitare: una qualunque europea è dieci volte meglio...:-)

12 dicembre 2008 alle ore 01:02  
Anonymous Anonimo said...

No, guarda, Godiva, sbagli. Le cinesi (non cinesine: oggi ci sono stangone di 170 e più), è vero, sembrano eterne bambine, ma il fatto è che lo sono davvero. Intanto sanno ancora ridere o sorridere, poi sanno fare di tutto, a differenza dell'europea (e tanto peggio l'italiana) che non sa fare proprio nulla tranne il lavoro ufficiale per cui è diplomata. Poi hanno sempre un fisico giovane, adolescenziale fin quasi a 50-60 anni e più. E raramente ingrassano. E di solito hanno un buon carattere, non stanno sempre a polemizzare per partito preso. Infine è più semplice, sincera e non snob.

12 dicembre 2008 alle ore 01:31  
Anonymous Anonimo said...

Ormai il maschio europeo è stufo di una certa donna europea...

12 dicembre 2008 alle ore 01:42  
Anonymous Anonimo said...

Divertente, umoristico, lo scritto di Valerio.
Comunque sia, questo mondo orientale mi affascina, e tutt'ora, malgrado l'età, mi attira nel suo tunnel di sensazioni molteplici, contraddittorie, multicolori.
La prima volta che mi recai in Thailandia ne rimasi stordito ed esterrefatto.
La sera Bangkok, Pattayà, Phuket diventavano un'orgia di luci ad intermittenza, di fughe di colori psichedelici e di molteplici motivi rock che s'incrociavano, s'intrecciavano in un caos architettonico-sensoriale degno di una moderna Babilonia.
Pattayà era un vero tempio al sesso e le sue infinite sacerdotesse mi prendevano ed assorbivano fino alla sfinimento come se fossi stato la loro vittima sacrificale.
Tutto il contesto assomigliava ad una droga allucinogena che mi inabissava in sogni proibiti ed ancestrali, mi inabissava nella bocca di un vulcano in eruzione le cui fiamme erano i molteplici volti dell'erotismo in tutte le sue forme ramificanti in una galassia multicolore grottesca ed affascinante, angelica e diabolica.
Ebbi l'impressione di stare di fronte all'albero proibito dell'Eden pieno di frutti fantasmagorici: chi si accontentava di quelli che gli capitavano sotto mano, chi andava a cercare quelli più prelibati, chi forse cercava una compagnia per la sua vita.
L'incendio erotico divampava ovunque ed apriva sempre nuovi focolai in punti diversi che la notte si illuminavano di bracieri pirotecnici, mentre l’erotica “Dea Kalì thailandese” campeggiava su tutto lambita dalle fiamme del desiderio e protendeva le sue numerose braccia per carpire le sue vittime e divorarle in una apocalittica simbiosi erotica.
In quel primo viaggio volai sulle ali dell'erotismo attraverso Thailandia, Laos e Cambogia scoprendone i suggestivi lati paesaggistici, la miseria e la struggente tenerezza dei loro popoli.
In Cambogia, il paese di gran lunga più povero, lungo la strada venivi circondato da gruppi di ragazzini che chiedevano l’elemosina e, se per caso mi capitava di dare più ad alcuni che ad altri, venivo guardato da volti imbronciati, delusi ed offesi.
Mi ricordo di un episodio accaduto nel centro di Phon Pen: una graziosa bambina vestita di stracci, staccatasi da un gruppo di altri bambini, si stava avvicinando a me con la chiara intenzione di chiedermi dei soldi.
Allora io, consapevole di quello che sarebbe potuto succedere, la chiamai in disparte e le diedi sorridendo nientemeno che un dollaro.
La bambina sgranò i suoi occhini scuri per la meraviglia e l’incredulità, rimase per un momento paralizzata dalla sorpresa e poi mi voltò le spalle e cominciò a correre, tanto che inciampò e cadde per terra; mentre io stavo per accorrere in suo soccorso per il timore che si fosse fatta male, si rialzò e ricominciò a correre finché scomparve dietro l’angolo di un edificio.
I suoi occhi sgranati mi rimasero impressi per lungo tempo insieme all’aria triste di un’altra ragazzina più grande, incontrata vicino ad uno dei campi di sterminio di quella belva umana che si chiamava Pol Pot: appena le passai del denaro, il suo volto si illuminò di felicità fugando la nube di tristezza che lo avvolgeva ma poi ritornò triste e disperato come io iniziai a distribuire denaro ad altri poveri bambini, perché non si sentiva più la prescelta ma improvvisamente si ritrovò sola in mezzo ad un mare di altri disgraziati senza speranza.
Del resto centinaia di e-mail sono intercorse nel convivium che raccontano le mie esperienze in quel mondo disperato e profondamente umano dove la speranza è un albero che cresce verso un cielo mai raggiunto.
Nei viaggi successivi incontrai quella ragazza, di cui tanto ho scritto, drogata, disperata e con un piccolo pupo sulle spalle. Infatti in Thailandia si incontrano numerose ragazze-madri che devono il loro appellativo ad un fenomeno tipico e consueto in quel paese: spesso i ragazzi tailandesi non dimostrano il minimo senso di responsabilità e non hanno il minimo scrupolo a mettere incinta una ragazza per poi abbandonarla e lasciarla, in caso di povertà, in balia di un destino senza apparente via d’uscita.
La storia con questa ragazza è ben nota al convivium: l'uscita dal tunnel tenebroso della droga, i lunghi viaggi fatti, insieme alla scoperta di bellezze naturali, gli alti ed i bassi modulati da una relazione di un uomo anziano, il sottoscritto, con una giovinetta, i soldi investiti per sollevare tutta la famiglia dalla miseria, le bugie e gli strattagemmi usati per piegare la mia disponibilità e via via dicendo.
Ora questa ragazza vive nel suo villaggio, a nord-est della Thailandia, in una casa discreta che ha sostituito la vecchia baracca, ed è riuscita a organizzare un piccolo ristorantino nella vicina cittadina.
Di tutto questo tormentato periodo sto scrivendo le mie memorie con molta e forse troppa lentezza.
Suppongo che questa ragazza mi consideri più come un padre, dato che il suo scappò con un'altra donna nel periodo della sua adolescenza, piuttosto che come un amante generoso.
I quaranta anni di differenza di età certo pesano tanto più quanto più io invecchio
Comunque, non avendo figli e vivendo a Roma con una moglie gravemente malata, questa ragazza rimane un punto di riferimento da ben nove anni.
Tutto queste cose sono ben note al convivium dato che io parlo con assoluta sincerità.
In conclusione quel mondo orientale, in fondo e malgrado tutto, mi ha fatto rifiorire sulle labbra quel sorriso che quì, in questo occidente grigio, pretenzioso ed arrogante, avevo perso da un pezzo.
Vedremo cosa il futuro mi riserverà.
Delusioni, mortificazioni o che altro?
Ma che importa :quello che conta sono gli eventi che,ene o male, ho vissuto, ed è quel poco di bene che spero di aver fatto sia a me che anche ad altri.
Tanti cari saluti.
Fernando

12 dicembre 2008 alle ore 12:00  
Anonymous Anonimo said...

Bell'articolo.

12 dicembre 2008 alle ore 12:03  
Anonymous Anonimo said...

dott. Anders....ci saranno "cinesine" alte oltre 1,70 così come ci sono anche "indianine" alte oltre 1,70. Cina e India sono paesi molto vasti con molte etnie....sta di fatto che comunque la maggior parte di loro non supera come media il metroessessanta da quello che si vede in giro (e da quello che ho visto all'estero).
Altezza a parte.....gli uomini italiani sono stufi di certe donne europee? Neanche le disponibilissime slave e romene vanno più bene? Si vede che si sono svegliate! Ebbene....ANCHE LE DONNE ITALIANE SONO STUFE E ARCISTUFE DI CERTI UOMINI EUROPEI, SOPRATTUTTO ITALIANI....e poi mi chiedono perché mi cerco storie con gli stranieri...bah!

18 dicembre 2008 alle ore 15:40  

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