03 febbraio 2011

RISCHI. Se la tisana di finocchio o il basilico preoccupano più della vita stessa

Dopo aver letto i commenti emotivi e allarmati del pubblico a un mio articolo sui rischi oncologici o tossicologici, veri o presunti, delle tisane di semi di finocchio, che come il basilico contengono estragolo, sostanza cancerogena se  provata – isolata – in laboratorio, quasi mi pento di averlo scritto!

Ma allora, quasi quasi ha ragione il pessimista-realista Ghiselli dell'Inran – proprio l’ente che ha condotto lo studio ed emesso il comunicato sui rischi di quelle tisane – quando sostiene che io rivelo alla gente comune troppe cose scientifiche che dovrebbero essere riservate ai ricercatori, perché – si sa – la gente un po’ ovunque ma specialmente in Italia generalizza, non capisce, prende “fischi per fiaschi”, non sa ben inquadrare o “relativizzare” e comunque valutare il rischio, insomma si allarma. Oppure, una volta appreso che cosa c’è di buono in un alimento, va a comperare dall’erborista l'integratore corrispondente, in realtà poco utile se non dannoso, anziché assumerlo attraverso il cibo.

Io credo che le divisioni in classi, di ogni tipo, esistano. Sulle conoscenze, per esempio, la gente in Italia, più che altrove, è ormai divisa in due classi: i pochissimi super-esperti in qualche ramo, che vivono intellettualmente separati dalla massa, comunicano solo e sempre tra loro, e sono incapaci di parlare all’impiegato o alla signora che sfoglia una rivista sotto il casco del parrucchiere, anzi sono scettici o pessimisti sulla possibilità di far sapere qualcosa di utile e dettagliato all’uomo della strada, e la stragrande maggioranza, la quasi totalità delle persone, laureati compresi, che vive in modo passivo e acritico, subendo le decisioni – censurate e modulate in modo furbo e sapiente – degli esperti di ogni ramo. E per carità, nessuna ipocrisia o presunzione: ci siamo tutti dentro questa seconda categoria. Perché anche un super-esperto sarà ignorantissimo e remissivo nelle materie di cui non è esperto, di fronte all’altrui sapere specializzato e reticente. E non parliamo dei circoli chiusi della finanza o della politica, e della difficoltà anche per certi "esperti" di bucare lo schermo delle dichiarazioni ufficiali, confidenziali ma false, o della propaganda.

Insomma, siamo alle solite lamentazioni sulla società di massa. Con la differenza che in Italia, per la secolare ignoranza di base oggi razionalizzata in generico scetticismo, la situazione è più grave. Nessuno che approfondisca o si informi in modo razionale, a meno che non sia per acquistare l’ultimo Ipod o il quarto telefonino o un capo di abbigliamento di marca.

Viene quasi il sospetto che l’italiano medio, “per non saper né leggere né scrivere”, viva utilizzando ormai solo stomaco, sfintere anale e forse, di rado, organo sessuale. Non capisce nulla. Non ha mai capito nulla di ciò che accade intorno, di scientifico o no. Perfino i laureati: sanno quel minimo che hanno studiacchiato, ma senza finestre intelligenti o link verso l’esterno. Nessuno che indaghi "tra" le culture, per esempio. Che cioè si dedichi al sapere "trasversale". E questa divaricazione tra i pochi studiosi e la massa non è cosa di oggi, ma dura dall’inizio dell’èra della scienza e della tecnologia.

Oggi, in tempi di democrazia conclamata e solo rituale, c’è un divario incolmabile tra chi sta in alto e chi sta in basso. E per "alto" davvero si intende il sapere, la cultura, la scienza. Non il cosiddetto Potere politico, tutto in mano ad ignoranti della più bell'acqua.
Si è persa la trasversalità del gusto, perfino. Il duomo di Orvieto piaceva a tutti quando fu costruito, dall’intellettuale al garzone di bottega. Le opere di Giotto mettevano d’accordo sapienti e popolino. E così la Gioconda. Oggi non è più vero: l’umanità vive in corridoi paralleli, incomunicabili tra loro: coloro – pochissimi – che sanno (e che quindi impongono oggetti, norme e mode) – e i tanti (tutti) che non sanno, o non vogliono sapere, che subiscono, sono meri soggetti passivi, fruitori, consumatori, voyeurs. E’ noto che nell’arte contemporanea, le famigerate “installazioni” piacciono in realtà solo a critici e galleristi (non al punto, però, di installarsele in casa propria), ma non al pubblico indifferenziato. Perché l’arte si è ormai allontanata dall’uomo.

E così è anche per il sapere scientifico. La scienza è arrivata alle nanotecnologie e ai satelliti spaziali, ma l’Uomo è ancora quel tipo un po’ lento, tonto, rozzo, tradizionalista, pieno di “convinzioni”, “idee personali”, pregiudizi, prevenzioni e superstizioni, che c’era nelle strade ai tempi di Platone. Nessuno conosce l’altro o se stessi, tutti ignorano la psicologia. A che ci serve sapere che la Terra è tonda? Potrebbe benissimo essere piatta anche per l’uomo della strada di oggi. Tanto, per quello che gliene viene a lui… E quando la gaffe di miss Russia rivela che c’è qualcuno sulla Terra ai nostri giorni che crede che sia la Terra ad essere ferma, mentre il sole le gira attorno, ci ridiamo su. Come quando una ministra ritenne che esistesse un tunnel sotterraneo tra il sincrotrone di Ginevra e i laboratori di fisica del Gran Sasso.

Ma come, “con tutto quello che sappiamo oggigiorno”? Anzi, proprio per questo. Dall’astronomia alla cronaca rosa, dallo sport all'ultima dieta miracolosa, dal saggio scientifico con tanto di riferimenti al libercolo d'un fanatico che si è stampato il libro da solo, dalle sciocchezze di internet fino al dépliant pubblicitario, l'uomo di oggi mette tutte le notizie che gli arrivano sullo stesso piano. E’ eletto Obama negli Stati Uniti, o cade Mubarak in Egitto? (vero). Be’ è un dato tra tanti, una news che va a sovrapporsi a notizie televisive o del web, del tipo “la frutta va mangiata lontano dai pasti” (falso), o l’acqua deve sempre essere “oligominerale” e con “basso residuo fisso” (falso). Su un tessuto sociale ignorante e degradato l’eccesso di news ha effetti catastrofici, grotteschi o paradossali.

Allora aveva ragione mia nonna contadina quando diceva: è meglio non sapere, tutta questa istruzione fa male alla testa? Se diamo ascolto all’uomo della strada, parrebbe di sì.

Così sembra proprio che l’uomo di oggi non conosca il ruolo e i pericoli della vita dell’Uomo nel Mondo, e neanche che cosa sia il rischio complessivo della vita, e dell'alimentazione in particolare. Tutto questo, per le solite cause ben note, ma che molti non ricordano mai: ambiente culturale anti-scientifico per ragioni storiche, politiche e sociali, come libertà recente, Stato della Chiesa, Borboni, dittature, borghesia di origine contadina, disprezzo per la cultura e la scienza, atteggiamento provinciale, tendenza ai facili guadagni di bottegai, scarse letture di quotidiani, riviste specializzate e libri di saggistica, scarso studio (e semmai tutti a studiare lettere, diritto o economia, e nessuno materie scientifiche).

La Scienza fa ancora paura in Italia, unico Paese nell'Occidente avanzato a dibattersi tra conservazione e reazione. Pensiamo solo all'atteggiamento medievale e oscurantista verso la ricerca sulle cellule staminali, che potrebbero guarire molte malattie senza danneggiare minimamente l'uomo. Macché, un "no" di principio, senza razionalità. Del resto, la scienza era ed è "opera del demonio" per la Chiesa. E perciò lo è stata per i contadini, cioè per tutti, vista l'ignoranza dell'aristocrazia italiana e l'assenza di una vera borghesia. Quando il Papa torna dall'esilio, trova Roma illuminata dai lampioni a petrolio per iniziativa del governo francese, e subito Papa e Curia decidono di spegnere l'illuminazione pubblica, come opera del demonio. Dio ci ha dato le tenebre, e le tenebre dobbiamo tenerci. Per saecula saeculorum. La stessa ottusità sulla cultura: al catechismo i preti ripetono ai ragazzi chiaro e tondo di non leggere i libri (cfr. i sonetti romaneschi di G.G.Belli). Ecco perché gli Italiani di oggi - e l'Italia è industrialmente la 7.a potenza mondiale - ancora diffidano della scienza, e perfino i meno diffidenti mancando di una "mentalità" scientifica sono incapaci di interpretare, di valutare le notizie scientifiche, anzi qualunque informazione.

Poi, c'è anche un altro motivo. La gente è insicura e in preda alla nevrosi per inadeguatezza della propria esistenza ai ritmi imposti dalla civiltà. Gli ex contadini, inurbati da poche generazioni, non si sono ancora ambientati nelle città metropolitane. Abbiamo Suv, Gps, telefonino, play-station e Ipod, ma la medesima psiche di quando aravamo i campi dietro i buoi e vivevamo seguendo il ritmo del sole. Che fare, allora? Per placare questa nevrosi esistenziale vorremmo sicurezza. E la scienza, con le sue continue scoperte a zig-zag, dà insicurezza a chi non l'ha mai capita.

Il fatto è che la vita per l’Uomo non è sicura, ma piena di rischi. L'Uomo stesso è il frutto di qualche lontanissimo "errore" genetico, la nostra esistenza è già un miracolo del Caso. E infatti tutti i nostri “alimenti” sono pieni di sostanze anti-nutrizionali o tossiche. Eppure nessuno fiata: anzi, tutti mangiano troppo, senza porsi problemi. La gente considera solo i rischi ultra-tecnologici o che gli fanno comodo o di cui parla un giornale o un blog. Per esempio, consideriamo altamente rischioso guidare un'auto senza catene o gomme da neve su una strada di montagna d'inverno. Ma poi in quell'auto tutti aspirano, oltre al fumo della sigaretta di un passeggero, anche i fumi di scarico dell'auto che ci precede o ci affianca. Le mamme portano in carrozzina (raso terra, dove si concentrano i gas inquinanti) il loro neonato, in mezzo al traffico. Molti, e molte donne, fumano.

Tutti, poi, passiamo di continuo e senza battere ciglio attraverso i raggi X di banche (anti-rapina), negozi (anti-taccheggio) e radiologi (anti-malattia). A proposito: quante inutili radiografie! Tutti, specie le donne così sensibili al pur minimo veleno, si imbottiscono di farmaci al più piccolo raffreddore, dolorino alle articolazioni o mal di testa. Molti perfino tra Milano e Bologna si spostano in aereo (bombardato senza protezione dalle radiazioni gamma dello spazio). Quasi tutti (soprattutto in Centro Italia) abitano in case di tufo, materiale naturale ad alto rischio. Senza contare che moltissimi hanno troppo radon nel proprio appartamento (se poco ventilato), gas naturale ad alto rischio che sale su dalle cantine o dalle fondamenta. Parecchi hanno ancora (anche se è superata) la sveglietta radioattiva che si vede nel buio, proprio accanto alla testa, durante le 8 ore notturne, e alcuni anche l’orologio luminoso al polso, che vent'anni fa faceva figo. E in cucina chi frigge a più non posso (pensiamo al cuoco o alla donna di casa d'una volta), o sta sempre accanto al focolare per godersi il caldo, fingendo di sistemare la legna o la brace, è ad alto rischio. E tutti in rosticceria mangiano squisiti cibi fritti. I più alla moda nel week-end cuociono l'arrosto allo spiedo, o le salsicce direttamente sulla fiamma, o peggio sulla brace del barbecue in giardino (l'hanno imparato dai telefilm americani...).

Eravamo tutti astemi, ma oggi chi non beve superalcolici oppure litri e litri di birra? E chi non gusta la buona bruschetta (pane annerito dal fuoco), la bistecca striata sulla piastra, pane e pizze dalla crosta bruciacchiata? Tutti, cioè, fanno incetta per decenni di rischiosissime amine eterocicliche, benzo(a)pirene, quinoxaline, piridine ecc. Gli snob esotici amano la salsa di soia o il miso, e solo i vegetariani evitano salumi e conserve sotto sale (amine e radicale N-nitroso). Solo chi è a dieta comandata o i naturisti ultrà si tiene lontano dagli alimenti ricchi di grassi saturi, dagli zuccheri in eccesso, dagli amidi raffinati e dagli alimenti senza fibre, che hanno alto indice glicemico (alto rischio cardio-vascolare-diabetico-metabolico e di sovrappeso). E quale maschio, diciamocelo, non ama i formaggi? (amine ipertensive come la tiramina, e grassi saturi a profusione). E certo, tutti vorrebbero il buon pane “d’una volta”, ma cotto nel forno a legna, vietato in tutta Europa tranne che in Italia (forno in cui perfino le pareti e il pianale di mattoni sono impregnati di benzo(a)pirene e altri idrocarburi policiclici aromatici. Tutti cancerogeni. E già, ecco perché è saporito. Tutti poi, soprattutto le donne, sono sedentari (non fate finta di non capire: stanno sempre seduti), e tranne pochi fissati runners o joggers presi in giro da tutti, nessuno fa movimento fisico intenso o anche medio per 1 ora al giorno. Dunque, alto rischio di malattie di ogni genere. E così via... E poi ci si preoccupa per un infuso di finocchio.

Come se il resto della nostra vita, organizzato da noi stessi, e la stessa Natura, fosse perfetto, sicuro, fatto apposta per l'Uomo...
Balle, favole per bambini delle elementari. Tutto è rischio, invece. La nostra vita è l'attività più rischiosa inventata dalla Natura. Ed è assurdo preoccuparsi di un solo (piccolo o grande) rischio tra migliaia, anzi, sembra quasi una scusa, un alibi ipocrita. Il rischio vero è la somma di tutte le migliaia di rischi della vita quotidiana, moltiplicati per i giorni, i mesi, gli anni della nostra vita… Questo è il rischio di cui dobbiamo tener conto. Lo chiamano col solito insopportabile eufemismo "qualità della vita". E quindi la nostra vita, specialmente ora che si comincia a sapere qualcosa dopo millenni di ignoranza, rischia di diventare (anzi, già lo è) una corsa affannosa e nevrotica a prevenire il Male, a ridurre i rischi, a cercare ogni ora, ogni minuto della nostra vita, il comportamento giusto, o il cibo giusto, l'antiossidante giusto che dovrebbe neutralizzare questo o quel radicale libero, questo o quel "veleno", questo o quel batterio.

Che vitaccia la vita! E pensare che sulla (finta, ipocrita) "difesa della Vita" c'è qualche politico in abito blu o tonaca nera e rossa che ci campa, ci fa carriera. E a proposito di "religionari" (come li definiva B. Russell) che cianciano di vita “data da un Dio” all’Uomo, di “cibo dell’Uomo”, di “Eden” o giardino terrestre. Anzi, cari moralisti ipocriti che ve la prendete coi tempi moderni liberali e libertini, ieri era sicuramente peggio, in quanto a rischi. Ai rischi di oggi, che allora ignoravano, si aggiungevano addirittura il rischio reale di morire appena nati d’infezione, di morire di parto, di morire di cancrena o setticemia per una banale ferita, di morire di diarrea o tubercolosi, di morire di fame.
Perciò, accontentiamoci, o Umani!
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IMMAGINE. Adamo ed Eva, archetipi leggendari dell'Uomo ignorantissimo ma felice, in una neonata proto-società senza classi. Macché, anche loro furono tenuti all'oscuro dal Detentore Supremo delle news scientifiche...
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JAZZ. La grande critica jazz americana ha sempre lodato di Sonny Rollins la composizione Blue Seven, fino a farne oggetto d'un famoso saggio critico del musicologo Gunther Schuller che inaugurò la saggistica critica jazz. Ecco il Blue Seven su YouTube, con l'accompagnamento di immagini fisse di Rollins.

AGGIORNATO IL 2 GIUGNO 2013

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8 Comments:

Blogger Semedisesamo said...

Che vita spericolata conduco!!
Mangio spesso il pesto, d'ora in poi mi sentirò come Steve McQueen ogni volta che avrò davanti un piatto di trofie ;-)
Maledetto basilico, non avrai la mia pelle!

4 febbraio 2011 alle ore 09:28  
Blogger Nico Valerio said...

Ma infatti, cara Semedisesamo, tu ormai hai imparato ad interpretare i miei articoli (questo un po'... sociologico). Continua pure a gustarti il tuo piatto al pesto! Il piccolo rischio in più viene compensato dall'intera dieta ricca di antiossidanti. Un po' più reale la tossicità delle ricorrenti tisane concentrare di semi di finocchio prese dalle mamme che allattano o addirittura dai bambini piccolissimi. Ma tu non allatti né sei allattata, mi pare...:-)

4 febbraio 2011 alle ore 11:35  
Anonymous Anonimo said...

Nico sei grande!l'articolo era troppo divertente!sai penso che come diceva Gurdjeff la conoscenza interessi a pochi e la gente, la maggior parte, tenda a farsi trasportare e si nutra di ideee di altri passivamente.prima quella,poi quell'altra...eppure chi fa andare avanti il mondo sono proprio quelle poche persone che continuano e cercare e a non accontentarsi e che desiderano trasmettere agli altri quel qualcosa che hanno imparato;ma in verità credo,non intessi a molti.grazie per la tua grande onestà intellettuale e il tuo grande impegno.sono d'accordo con te.occorre nonostante tutto informare e chi ha orecchie per intendere ..intenderà.io per conto mio ho un genetico bisogno di conoscere.grazie

4 febbraio 2011 alle ore 22:30  
Anonymous Dr. Augin said...

Bello, bello, bello! Sembra il manifesto non dell'allarmismo, ma della... felicità scettica e relativista!!! Complimenti

5 febbraio 2011 alle ore 00:13  
Anonymous Marisol said...

Articolo meraviglioso! Besos.

5 febbraio 2011 alle ore 10:34  
Anonymous Anonimo said...

articolo davvero interessante e bello. Ho un dubbio "logico interpretativo" su una frase, che mi pare contradditoria:
"Oggi non è più vero: l’umanità vive in corridoi paralleli, incomunicabili tra loro: coloro – pochissimi – che sanno – e i tanti (tutti) che non sanno, e non vogliono sapere. L’arte contemporanea, le famigerate “installazioni”, piacciono solo a critici e galleristi, ma non al pubblico indifferenziato. Perché l’arte si è ormai allontanata dall’uomo."
Il ragionamento può essere interpretato in due modi:
- l'arte contemporanea non è capita per colpa di chi dovrebbe capirla (i tanti che non vogliono sapere);
- l'arte contemporanea non è capita per colpa di coloro che la fanno, che "si sono allontanati dall'uomo".
Qual'è la tesi che vuole affermare? Il ragionamento sulla "trasversalità" gioca a favore della prima, ma quello dell'allontanamento per la seconda.
Grazie! e buona divulgazione!
Osvaldo Forzini

29 marzo 2011 alle ore 11:10  
Blogger Nico Valerio said...

Tesi? Nessuna tesi, qui si vagola nel buio della relatività, dello scetticismo, del moralismo e del paradosso, però con una piccola luce in fondo al tunnell: la Ragione. La frase in oggetto è duplice: mi sembra chiaro che entrambi i soggetti della comunicazione artistica (artisti e cittadini fruitori) non fanno nulla per capire l'altro. Ma è anche ovvio che le colpe maggiori le hanno i primi. Infatti come mai un un cittadino decide all'improvviso di porsi come "artista" senza avere un progetto chiaro di comunicazione con la massa, ma anzi facendo di tutto per discostarsene? E' l'origine dello snobismo romantico...

29 marzo 2011 alle ore 12:17  
Anonymous Anonimo said...

Carissimo Nico Valerio, ho scoperto per caso la sua pagina ed i suoi articoli.Non ho parole adeguate per esprimere il mio apprezzamento per ciò che afferma, dalla prima all'ultima frase. Non è questione di comodità...io la penso come lei e quindi la mia ammirazione è spontanea, tuttavia devo ammettere che la sua incisività colpirebbe (o almeno dovrebbe) qualsiasi persona "intellettualmente onesta", seppur dissenziente.
Complimenti. (Ammesso che ne abbia bisogno).

1 giugno 2013 alle ore 15:26  

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