09 ottobre 2013

IL PAESE DEL “DOLORE”. L’unico vero, ignobile, sentimento nazionale.

Madonna Addolorata di Canosa di Puglia (Ottocento) Un Vajont dopo Lampedusa, aspettando la pietà a reti unificate per l'alluvione di domani? No, è davvero troppo! Il 50.o anniversario ha rinnovato masochisticamente il dolore del primo Vajont, quello vero, e si è trasformato in una nuova esondazione, un nuovo Vajont di lacrime. E pochi giorni prima, altro dolore di massa, anch’esso acquatico: i 200 annegati tra i migranti a Lampedusa. E domani?

Trovo morboso, malato nel profondo, un Paese (Destra, Centro, Sinistra, Nord, Sud: tutti uguali purtroppo) che si unisce solo nella retorica del dolore, nel cordoglio, nel ricordo delle proprie sconfitte, e non nella gioia e nelle celebrazioni delle proprie (numerosissime) vittorie in tutti i campi: arte, musica, storia della libertà, scienza, tecnologia ecc. Vergogna, questa volta sì, meritatissima vergogna. Ma per voi, non per me. E vergogna vera, secolare, non quel "vergogna" gridato dagli stupidi mediocri di internet ad ogni sciocchezza.

Il fatto è che la Chiesa cattolica ha abituato i contadini, da cui è derivata l'attuale società di massa in Italia, a piangere più che a gioire, a crogiolarsi nel dolore, ben prima che von Masoch esaltasse questo vizio in forma letteraria. Perché il Paradiso per loro è dei semplici e stupidi, cioè dei deboli e piangenti. E perché nel pianto l'uomo si fa bambino, inerme, facile preda dei furbissimi religionari, tutti psicologi nati.

Non per caso lo stesso Cristianesimo è dolore, psicopatologia (la croce, le ferite, il sangue, il corpo umano mangiato a tavola, il Dio-Uomo adorato proprio nel suo momento più basso: quando soffre e piange ecc.). Solo da noi un dio si lamenta. Ma se piange uno che si suole definire “onnipotente”, con chi se la prende, perché si rammarica? Non era tutto, a suo dire, scritto nel Fato, cioè nei voleri di Dio? E il bello è che piange, eccome, anche sua madre. La Madonna “addolorata” è un must in Italia. E nel Sud più piagnone dei già piagnoni chiamano ancora Addolorata le incolpevoli neonate nei villaggi dell’entroterra più nascosto. Come le tante Dolores (dove si sa già che i “dolori” saranno più d’uno...) in tutti i Paesi catto-meridionali, Messico incluso, che a chiamarli “latinos” si farebbe una grave offesa alla memoria dei veri Latini.

Ministra Fornero piange come Addolorata Cose inconcepibili nella grande cultura laica e perfino pagana. E non venite a raccontarmi del misterico ed esoterico culto dei morti presso gli Etruschi, che era un'altra cosa. Un tempo c’erano le donne in nero dal pianto querulo che seguivano i funerali (le prèfiche) non sembrando sufficiente di fronte alla comunità il sommesso dolore dei parenti. E sì, perché il dolore va recitato, ostentato, interpretato, reso spettacolo disgustoso ed esibizionistico. Perfino una ministra antipatica è costretta a far vedere di “piangere”, simulando così di essere, perfino lei, ricchissima e fortunata, un po’ perdente, sfigata, come tutti, per acquistare “simpatia”! Ovvio che solo da noi poteva allignare il vero melodramma. Altro che l’interiorità virile dei Paesi europei o nord-americani.

Così, è diventato ormai costume nazionale non solo piangersi addosso, ma “far vedere di piangere”, insomma ostentare la “sfiga”, perché si è sicuri che funziona il “chiagne e fotte” ad esorcizzare la malasorte. L’unico Paese al mondo in cui se chiedi a qualcuno “come va?”, ti senti rispondere: “e come vuole che vada: male, malissimo!”. E non lo fanno solo i superstiziosi contadini-commercianti-cacciatori-pescatori, ma quasi tutti.

E le coincidenze sono infinite in questo Paese luttuoso. In questo primo ottobre, dopo il cordoglio nazionale per i 200 morti tra i migranti africani annegati nel ribaltamento del barcone vicino a Lempedusa, è arrivato subito dopo il cinquantennale della disastrosa frana del Vajont, col ricordo di paesi distrutti e circa 2000 morti. Ma in ogni mese, ogni anno, si celebrano anniversari del genere, dalla strage di Capaci a Forcella della Ginestra, dalle Fosse Ardeatine al massacro nazista di S.Anna di Stazzema.

Commemorazioni che certo tengono uniti un popolo, almeno nelle memorie. Ma ogni giorno ce n’è una: non è un po’ troppo? Cose, certo, che fanno indignare chiunque abbia morale e sensibilità, e devono far commuovere, ma che sarebbe doveroso ricordare con silenzio virile e fattivo, magari bilanciando il ricordo luttuoso con opere e proponimenti concreti per il futuro (perché i giorni avvenire siano diversi, e non uguali a quelli tristi del passato), magari anche col ricordo di cose belle e meravigliose. Se c’è un sacrosanto Giorno della Memoria, perché non ci devono essere anche 364 giorni in cui si ricordano eventi belli e felici? Chi ha detto che il ricordo debba essere solo e sempre negativo?

Ecco perché, in attesa di una profonda mutazione genetica, preferisco gli antichi Romani, che almeno avevano altre più innocue superstizioni) ai levantini e piagnucolosi italianuzzi di oggi. E se proprio devo scegliere dei post-Romani, prendo l'Ottocento liberale e il Rinascimento. Non si può dire che fossero “poco sensibili”. Con questi qui – tranne Natura, arte, musica barocca e formaggi – non ho niente da spartire.

IMMAGINI. 1 La statua ottocentesca della Madonna Addolorata protagonista di una famosa processione a Canosa di Puglia. 2. La ministra Enza Fornero mentre piange visibilmente nell’esporre un programma di sacrifici popolari, vestita da ignoti utenti di Photoshop col velo della Madonna (ma quello dell’Addolorata dovrebbe essere nero…).

JAZZ. Il grandissimo Fletcher Henderson, precursore, anzi il vero fondatore dello stile artistico per big band, in due travolgenti brani d’epoca riproposti da volonterosi appassionati su YouTube. Il primo è Goose pimples, è del 24 ottobre 1927 e mostra due stupendi solisti: il trombettista Tommy Ladnier e il sax tenore Coleman Hawkins (altri musicisti: Russell Smith tp, Jimmy Harrison tb, Buster Bailey e Jerome Pasquall cl & as, Fletcher Henderson p, Charlie Dixon bj). Il secondo brano, The Stampede, è uno dei più belli dello swing per grande orchestra, è del 14 maggio 1926, e vede due stupende trombe, diversissime, quella introversa ed “europea” del nero Joe Smith (quasi un Bix afro-americano) e poi quella sfrontata e impetuosa di Rex Stewart. Gli altri sono: Benny Morton (tb); Buster Bailey (cl, as); Don Redman (cl, as, e arrangiatore); Coleman Hawkins (cl, ts, bs); Fletcher Henderson (p); Charlie Dixon (bj); Escudero (tuba) Kaiser Marshall (d).

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4 Comments:

Anonymous Cristina C. said...

Non a caso, amnesia e amnistia derivano dalla stessa radice greca. Ricordare continuamente il dolore produce nuovo dolore..... vortice morboso da cui non si esce più.

9 ottobre 2013 alle ore 13:51  
Anonymous Mary the Red said...

Sono molto d'accordo, grazie.

9 ottobre 2013 alle ore 23:25  
Anonymous Ing. Anders said...

Stringente e lucida analisi. Hai ragione, c'è continuità storica, almeno recente.

21 ottobre 2013 alle ore 17:46  
Anonymous Derek said...

mha...imputare il "piangersi addosso" alla cultura cristiana mi sembra un azzardo. Non credo sia una posizione oggettiva, anzi credo che risenta di sue particolari posizioni personali.

25 ottobre 2013 alle ore 23:01  

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