30 settembre 2013

SOPRAVVIVENZA. Un vecchio manuale che fa sempre comodo, non si sa mai...

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SOPRAVVIVENZA
IL MANUALE DI ROBINSON
Le regole per vivere un giorno o un mese nella natura selvaggia e cavarsela in ogni caso

di Nico Valerio, Test, agosto 1979

Capanna-riparo
Ricordate l’ ”enfant sauvage”, il ragazzo selvaggio del film di Truffaut? Be', tranquillizzatevi, non vi spingeremo a cibarvi dì lombrichi e a vestirvi di pelli ancora calde, come sembra sia accaduto ag1i uomini-lupo. Però è vero che è il momento delle escursioni, delle gite naturalistiche, del campeggio selvaggio, delle lunghe cammina­te nei boschi, delle crociere in barca, della riscoperta del fascino dell'isola deserta, magari su una zattera costruita da soli. Insomma, "vanno molto" le vacanze povere, secondo natura, lontano dal rumore e dalle scomode comodità della vita cittadina.
Attenzione, però, a non improvvisarsi Robinson Cru­soè o uomini dell'età della pietra, senza aver preso alcune precauzioni indispensabili. Se non vogliamo trasformare una piacevole vacanza in una mezza tragedia dobbiamo conoscere quali sono le regole dell'emergenza, del "fai da te" portato all'estremo, dell'autosufficienza in ogni campo. Una scusa plausibile, oltretutto, per sperimentare finalmente quelli tecnologie alternative («soft technology») che potranno esser­ci utili anche in città, nel bricolage e nei piccoli lavori d'ogni giorno.

EQUIPAGGIAMENTO
E' inutile mascherarsi da scalatore dell'Himalaya. Siamo nel bel mezzo dell'estate e ogni vestito in più impedisce i movimenti, aumenta il peso sulle ginocchia, fa sudare, con grave perdi­ta di sali e conseguente senso di fatica. Pantaloni freschi e resistenti, meglio corti, gonne corte, calzerotti lunghi, magliette e camicie di cotone, scarpe leggere con suola dura, sono l'ideale per ogni tipo di vacanza alla Robin­son. Maglione e giacca a vento - se si va in montagna - staranno nello zai­no, pronti all'uso.
      Nello zaino ci saranno, oltre agli in­dumenti, al cibo e alla riserva d'acqu­a, fiammiferi, un accendino, bacch­ette per accendere il fuoco, carte del posto e bussola, specchio per se­gnalazioni, orologio, benzina, olio, petrolio, coltello, torcia elettrica, cor­de d'ogni tipo, fogli di polietilene, chiodi, medicamenti di pronto soccor­soSe si prevede pioggia si può imper­meabilizzare la vecchia camicia, lo zaino o la tenda con un bagno di 10 ore in una soluzione in acqua calda di allume (pari a 3-4 volte il volume del sale). Se si teme un colpo di sole fare come gli indiani: con un telo leggero di cm. 70 x 300 coprirsi la testa con un turbante. Per reintegrare i sali persi non c'è di meglio che una bibita col 12% di sale marino integrale, un pizzico di bicarbonato, un po' di succo di limone: impedisce la sete ed evita di bere in continuazione. Se le scarpe so­no fuori uso, bagnate o gelate, avvol­gere i piedi con la tela d'una vecchia camicia e con spago, usando come suola un pezzo sagomato di vecchio copertone d'auto, forato per farvi pas­sare dei lacci.
      Al posto dello zaino un telaio di le­gno, anche rozzo, al quale si assicura con corde il fagotto, dopo avergli dato una forma quadrata, permetterà un'equa distribuzione del carico sulle spalle, diminuendo la fatica.

ORIENTAMENTO
Orientamento in sopravvivenzaDove siamo? Dove dobbiamo anda­re? Qual è il nord? Come orientare una carta? Come usare una bussola? È bene ricordarsi che il nord segnato sulle carte non coincide perfettamente col nord magnetico dato dalla busso­la. Ogni carta (per esempio quelle a 1:50.000 o 1:100.000 dell'Istituto Geografico Militare) ha il valore della declinazione magnetica, da moltipli­care per il numero di anni dalla data riportata fino ad oggi e da aggiungere o sottrarre, a seconda dell'indicazio­ne, al valore dato dalla bussola. Per orientare la carta in modo corretto la si adagia in luogo piano, vi si pone so­pra la bussola, facendo coincidere gli assi nord-sud della carta e dello stru­mento, e si gira il tutto finché l'ago se­gna il numero di gradi della variazio­ne magnetica che abbiamo calcolato.
      Importante è saper fare un rileva­mento con la bussola di precisione, traguardando attraverso i due mirini il punto voluto e ruotando la corona graduata fino a far coincidere l'ago col punto 0. Si leggerà così il valore in gradi del punto osservato. In mancan­za di bussola c'è il sistema dell'ombra del bastoncino. Su un terreno piano piantare un bastoncino di un metro e segnare il termine dell'ombra. Con lo stesso raggio fare un cerchio attorno. Poi ogni 15 minuti segnare le nuove posizioni dell'ombra e infine unire i punti con una curva. La retta che passa per la base del palo e interseca la curva nel suo punto mediano è la retta nord-sud. Il nord starà dalla parte delle ombre segnate, ovviamen­te. In ogni caso il sole sorge a esce tra­monta a ovest, e anche le stelle danno l'impressione di muoversi da est a ovest. Anche i tronchi degli alberi danno il nord: è il lato muschioso. Nel nostro emisfero il nord è indicato, con approssimazione, dalla stella polare. I due «guardiani» dell'Orsa maggiore, le stelle Dubhe e Merak, puntano ver­so ìl nord con un'angolazione di 30°.

SE CI SI È SMARRITI
Metodo Galton, se ci si smarrisce (Sopravvivenza)
Salire sullo spartiacque (se è agevo­le) per avere una «visione dall'alto», oppure discendere lungo i valloni (ma talora è arduo e pericoloso): porteran­no sempre a torrenti, fiumi e quindi in luoghi abitati. Se ci si perde nel bosco fitto usare il metodo sicuro ma lento di Galton: dopo 120 o 200 passi a sud dal posto in cui ci si accorge di essersi persi (a seconda che sia accaduto da meno o più di 15 min.), si segue un ot­tagono regolare di 96 o 160 passi per lato, fino ad incrociare sicuramente il sentiero voluto.

RIPARI E BIVACCHI
È istintivo per l'uomo avere un ripa­ro sicuro, specie per la notte. Che fare se ci si deve accampare in un luogo inospitale? Le grotte naturali sono uti­li se asciutte (per quelle vicine al mare assicurarsi che l'alta marea non le lambisca) e se possono essere chiuse da tronchi e pietre. Un buon bivacco va allestito in zona non umida, fuori dal­l'area di piena del corso d'acqua (deli­mitata da legnetti di riporto). Una se­rie di rami a palizzata, coperti da fronde, erba, zolle di terra o stuoie di canne, eretta obliquamente e sorretta da due pali, difende dal vento e dalla pioggia. Al di sotto un comodo letto di foglie, contornato da molta cenere, col compito di tener lontani gli insetti, e un fuoco acceso sul lato aperto con dietro una parete dì pietre che ne ri­flette il calore, assicurano una notte quasi confortevole. Per unire tronchi, rami e canne sono indicati i tralci di vite e le radici lunghe e tenaci.
      Attorno al tronco d'un albero si può allestire un riparo-tenda di forma co­nica con rami e fronde intrecciate con spago e fissate al suolo con un rincalzo di terra. Le capanne vere e proprie, invece, richiedono molto tempo e la­voro, e sono adatte ad una lunga per­manenza: almeno per due-tre settima­ne. Possono essere intrecciate di rami flessibili, a «canestro», e poi ricoperte di paglia o terra, sia emisferiche che tronco-coniche, sia quadrangolari che cilindriche. È il caso di lasciare un'apertura-camino per far defluire i fumi.
Riparo o bivacco come costruirlo (Sopravvivenza)
Se si hanno a disposizione molte fa­scine e si è in tanti, si potranno fare le pareti con mucchi di questi rametti le­gati ton corde o intessuti col sistema del telaio. La casa in tal modo sarà asciutta e ben isolata termicamente. Dietro le spiagge e nei luoghi selvaggi e sassosi è più opportuno usare le pie­tre per costruire piccoli «nuraghe» o torri tronco-coniche coperte da lastro­ni di ardesia o pietre piatte. Tale siste­ma, però, se non si riempiono gli in­terstizi di terra o fogliame, non isola perfettamente nè impedisce il passag­gio di piccoli animali.

CIBO E BEVANDE
In realtà dovremmo parlare di «fa­me» e «sete». Sono questi gli stimoli più elementari e immediati che tocca­no tutti i vacanzieri selvaggi nell'emer­genza. A conoscere la natura circo­stante è difficile restare del tutto senza cibo e senza acqua. Sugli alberi le uova degli uccelli sono tutte mangerec­ce, negli stagni ci sono le rane, torren­ti e coste marine ospitano granchi e pesci che si possono pescare facilmen­te, purché si abbia una cordicella, un uncino (filo di ferro, osso, spilla da balia ecc.) e un'esca (verme, cerne di uccelli, insetti ecc.). La carne dei mammiferi è sempre edibile: il pro­blema semmai è come abbattere – se costretti dalla necessità alimentare – e scarnificare l'animale. Ma si tratta di casi estremi, mai verificabili nei no­stri climi.
Più frequente il caso di doversi ci­bare di frutti, erbe, radici, tuberi. Per quanto il lettore possa sorridere, sarà bene notare che foglie giovani, germo­gli, midollo, erbe, licheni, alghe, tu­beri e rizomi amidacei, spighe grami­nacee e la sotto-corteccia degli alberi, sono sempre edibili, a meno che non si tratti di piante dalla linfa bianca o co­lorata. Tutte le erbe giovani sono utili anche per il loro contenuto in clorofil­la, sali, vitamine e acqua.

IL TEST DI HILDRETH
Se il frutto o la pianta non vi con­vincono ed avete dubbi sulla sua com­mestibilità, fate il test di Hildreth, che vi permette, nel giro di alcune ore, di mangiare qualunque vegetale. 1. Ra­pido assaggio sulla lingua: scartare i sapori amari, acidi, sgradevoli, di mandorle. Però, se proprio costretti, provate a far bollire la «cosa» amara in acqua per 15 min.: se l'amaro scompare è buona. 2. Prendete un boccone del cibo in esame e tenetelo in bocca per 5 minuti. Se non provate senso di bruciore inghiottite. 3. Aspet­tate almeno otto ore. Se non ci sono reazioni negative (dolori di stomaco, vomito, nausea o dissenteria), man­giatene un'altra porzione e aspettate altre otto ore. Dopodichè il cibo so­spetto non sarà più tale.

LA RICERCA DELL'ACQUA
Come ottenere acqua (sopravvivenza)Più critica la ricerca dell'acqua. In genere ci sono sorgenti alla base di montagne ricoperte da foreste. Quan­do piove è opportuno raccogliere con teli di plastica la maggior quantità d'acqua possibile. Se la pioggia scorre lungo una parete rocciosa o un tronco vi si potrà stendere sopra un telo, che poi sarà strizzato con cura. Lungo le spiagge talvolta si trova dell'acqua sta­gnante ma dolce dietro la linea delle prime piante. Del succo di limone o qualche goccia di ipoclorito di sodio (varecchina o candeggina) potranno renderla bevibile.
      Più laborioso il sistema del distilla­tore solare o dell'evaporazione da un telo. Col primo metodo si scava una buca (profonda da 50 a 150 cm) nel terreno, scelto tra i più ricchi d'umidi­tà. Al di sopra si pone un foglio di pla­stica tenuto fermo ai bordi da pietre e appesantito al centro da una pietra. Per effetto del calore solare l'umidità si condensa lungo il foglio di plastica e scende sotto forma di gocce in un reci­piente posto al centro della buca. Si può così raccogliere un litro d'acqua al giorno. Per aumentare la portata d'acqua sarà bene mettere nella buca anche dei vegetali (piante verdi). L'acqua stagnante potrà essere depu­rata facendo evaporare e poi conden­sare sotto un foglio di plastica, col ca­lore del sole o d'un fuoco, l'acqua di cui è imbevuta una grossa coperta.

COME CUOCERE
Come cuocere (Sopravvivenza) Se non si è crudisti bisognerà cuoce­re alcuni cibi (cereali, tuberi, cibo animale). Ottimo il sistema della ce­nere calda (patate, porri, cipolle, im­pasti di farina e acqua «tipo pane»). Buona per i liquidi (brodi, minestre) l'immersione di pietre incandescenti. Un sistema rapido e tecnologicamente attuale è rivestire di un foglio d'alluminio i cibi da cuocere e porre l'invol­to sulla brace. Meglio ancora rivestire il pollo o le patate o la asta da pane con argilla spessa alcuni centimetri: è assicurata una cottura progressiva. Occorrerà poi rompere con una pietra l'involucro. La classica cottura allo spiedo, di reminiscenza omerica, è da scartare. Il contatto diretto del cibo con la fiamma è pericoloso: le protei­ne si decompongono troppo e si fissa­no al cibo prodotti di combustione tossici e anche cancerogeni. Molto meglio, allora, la comune bollitura, se si hanno recipienti di metallo o una pietra cava. Su una graticola di ra­metti verdi, ricoperta di argilla su am­bo i lati, si potranno cuocere sfoglie di farina di grano di ottimo sapore, che costituiranno l'indispensabile «cibo di resistenza».

COME FARE I FUOCHI
Come accendere il fuoco (Sopravvivenza) Ma per cuocere occorre ovviamente aver prima risolto il problema del fuo­co. Come si fa ormai lo sanno tutti, ma non è male ripeterlo. Intanto non illudersi che bastino una qualunque pietra percossa da un acciarino o due legnetti da sfregare tra loro. Se non vogliamo fare della letteratura ci oc­correrà della selce, oppure della piri­te, o anche (ma è molto più difficile) del legno secco e non resinoso.
      Il sistema del legno si fonda su una sorta di trapano a corda elicoidale, o su un archetto a corda (una spirale av­volta attorno al legno che fa da trapa­no) che fa ruotare velocemente il le­gnetto nel  piccolo foro d'un asse. Se manca una buona esca, però, il siste­ma non funziona. L'esca serve anche per tutti gli altri modi per far fuoco: sia essa bambagia, rafia sminuzzata, cotone idrofilo, garza, lana da carda­tori, filamenti vegetali secchi. Efficace invece il vecchio metodo della lente d'ingrandimento. Se c'è sole e il punto di fuoco è ben calcolato, il rotolo d'esca si incendia bene (*)
Fuoco a radiatore (Sopravvivenza)      Una volta mantenuto e alimentato il fuoco si dovrà erigere un focolare, anche rudimentale ma efficiente. Se si ha poca legna è meglio il sistema a stella: rami o tronchetti disposti a rag­gio che si rincalzano verso il centro man mano che le loro punte si incene­riscono. È poca adatto per la notte e quando, non c'è nessuno che lo possa regolare. Un fuoco adatto per cucina­re e nello stesso tempo per dare calore è quello a due cortine di pietre, tra le quali è disposto il legno da bruciare. Le pietre non solo conservano e dif­fondono all'intorno il calore, ma sono un sostegno per le pentole. Il meglio per riscaldare il bivacco in certe umi­de sere estive è il fuoco a radiatore: su un piano inclinato costituito da due tronchetti o da pietre si appoggiano orizzontalmente i tronchi da bruciare.
      Per la gravità la legna scende man mano che negli strati inferiori si forma della cenere, fornendo un ottimo ir­raggiamento di calore. Sui terreni umidi o fangosi sarà comodo il fuoco ad altare o pira, oppure il fuoco su una base di grosse pietre piatte.

COME MUOVERSI
Se non si hanno a disposizione mezzi di trasporto, come zattere o imbarca­zioni di fortuna, fatte con tronchi sca­vati, fasci di canne strettamente legati o di fascine, gruppi di bidoni vuoti e sigillati, ci si dovrà basare soltanto sul­le proprie gambe. Come marciare in lunghi percorsi, senza stancarsi trop­po? L'ideale è il «passo dell'indiano»: il piede deve scivolare diritto avanti, parallelo e non divaricato rispetto alla linea di avanzamento. Camminare a piedi divaricati invece farà consumare più forze e stancherà prima le articolazioni.
Come fare scarpe con copertone auto (Sopravvivenza)      I passi siano lenti, piccoli e regolari. Non si deve mai bere durante una marcia: tenere in bocca un filo d'erba o addirittura un sassolino aiuterà a sti­molare la salivazione e ad eliminare la secchezza di gola. Il ritmo della cam­minata può essere molto vario. Per poter calcolare in media quanta stra­da si farà si tenga sott'occhio questo :diagramma. Una distanza di 1000 m. viene coperta con un passo normale in 15 man. su strada, in 25 man. su campi coltivati o prati, in mezz'ora nel bosco rado, in 40 minuti in bosco fitto o in montagna. Ma in montagna non è ra­ro impiegare più tempo.

SEGNALAZIONI
In alcuni casi riuscire a segnalare agli altri la propria posizione, se ci si è persi può alleviare la fatica d'un ritor­no in condizioni difficili o evitare un bivacco drammatico. Sarà utile uno specchietto con cui far convergere i raggi del sole in un punto d'una zona abitata. 1 segnali di fumo (per questo è necessario bruciare su un focolare ben avviato molte foglie e arbusti ver­di e umidi), delle scritte costituite da lettere scavate nel terreno in modo che risultino visibili grazie al gioco di om­bre, grida ritmate, lo stesso uso del fi­schietto, oltre alla romantica e impro­babile soluzione del messaggio affida­to alla bottiglia, possono essere dei tentativi per attirare l'attenzione dei soccorritori.

SELF-HELP
Nelle escursioni, durante la vacanza «natura», può sempre accadere qual­cosa di spiacevole e traumatico al no­stro organismo, specie agli arti. Le fe­rite leggere (urto con rami, pietre) si curano benissimo sfregandovi sopra leggermente dell'erba morbida, o me­glio con un impiastro di erbe qualsiasi pestate con grosse Tetre. In caso di colpo di calore o di forte arrossamento della pelle da raggi ultravioletti, si do­vrà spalmare la pelle di un olio qua­lunque, meglio se vegetale (noce, oli­va), si resterà all'ombra, si berrà mol­ta acqua con un po' di sale, e se possi­bile si faranno bagni o impacchi fre­quenti in acqua fredda (mare, torren­te, stagno) in tutto il corpo.

ANIMALI
Al contrario di quanto si pensa, le vipere, le api e le vespe, i cani rinsel­vatichiti, gli scorpioni ed altri insetti e animali potenzialmente pericolosi, non attaccano l'uomo fermo o dor­miente. Quindi non fare mai gesti bruschi e improvvisi di fronte a questi animali. Passando per una radura as­solata d'un bosco o in una zona sassosa battere il terreno e fare più rumore possibile, in modo da dare alle even­tuali vipere il tempo di nascondersi. Formiche e altri insetti striscianti pos­sono essere allontanati spargendo ta­bacco, foglie di pomodoro polverizza­te, cenere, pepe attorno alla tenda. Per evitare morsi di ragni e di scorpio­ni non mettere mai le mani nude sotto le pietre o nelle cavità profonde del bosco. Per il resto ricordarsi che l'uni­co animale veramente pericoloso è l'uomo: al suo passaggio, ovunque, tra gli animali selvatici, si fa il vuoto.

* Se ci fossero a disposizione degli escursionisti un limone, alcuni ferma-campioni di rame e chiodi zincati o pezzetti di zinco, sarebbe facile realizzare una sia pur debole pila elettrica, i cui fili terminali potrebbero provocare una scintilla e una piccola fiamma, come si vede in questo video.

I DISEGNI
Sono quelli originali pubblicati dalla rivista, eseguiti ex novo dal disegnatore redazionale sulla base dei miei schizzi.
1. Il metodo del bastoncino per trovare il Nord. La curva delle varie ombre dà la retta Est-Ovest: basta segnare la retta ad essa perpendicolare, passante per la base del palo, per avere la direzione Nord-Sud. 2.
Il metodo Galton per trovare ìl sentiero perduto. In a ci si accorge di aver smarrito il sentiero, e si fanno 180 passi a 180° (S). Poi si percorre l'ottagono (96 o 160 passi per lato): 270° (O), 315° (NO), 360° (N), 45° (NE) e così via. Si noti che nella figura il sentiero viene incrociato dall'ottagono in due punti, per maggior sicurezza. Chissà perché, il disegnatore non ha orientato la mappa secondo il Nord di chi guarda, come sarebbe stato più logico. 3. Riparo a tetto obliquo per bivacco. 4. Distillatore solare per la raccolta dell'acqua. 5. Forno di pietra. Il fondo poggia su due scanalature praticate nella buca. Il forno deve essere chiuso con una lastra di pietra sul davanti durante la cottura. 6. Fuoco a stella. 7. Fuoco a radiatore. 8. Calzatura d'emergenza con copertone d'auto.


AGGIORNATO IL 2 FEBBRAIO 2017

4 Comments:

Blogger gianni carramusa said...

bella questa illustrazione di sopravvivenza....certo se c'era anche il video era perfetta....ora provo a cercare un video...cq...grazie

18 agosto 2015 alle ore 10:54  
Blogger Nico Valerio said...

Video? Quando fu scritto questo articolo (v. data) era la fine degli anni Settanta! Non esistevano neanche i computer! ...:-) E poi come potrebbe un video illustrare tutte le situazioni e le tecniche della sopravvivenza.... ci vorrebbe un lungo film.

18 agosto 2015 alle ore 16:06  
Anonymous Anonimo said...

ciao NICO, volevo farti Notare a te ed eventuali altri, che il disegno sulla mappa di orientamento contiene un errore, cioè la direzione da mantenere in alto, ora segnata come NO deve essere NE (nord Est) per completare il poligono, e poi , per essere piu preciso, io traslerei la prima direzione di allontanamento dal centro verso sud, facendola coincidere con il vertice del poligono , altrimenti bisognerà contare a metà la prima serie di passi.... Ciao

9 novembre 2016 alle ore 20:50  
Blogger Nico Valerio said...

Sì, lo so che il grafico è stato disegnato non orientato col nord di chi legge l'articolo; d'altra parte non può essere girato perché le scritte non sarebbero orizzontali. Ma qual è il problema? Immaginiamo che sia una mappa casualmente distesa su un prato: non possiamo sapere dove si trovi il nord del luogo. Sono d'accordo anche sulle altre notazioni.

9 novembre 2016 alle ore 21:32  

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