30 luglio 2009

INCUBI. Quella moltitudine di organismi invisibili che si agita nel nostro corpo.

Escherichia coli batterio umano ceppo patogeno O157.H7 

ACARI, PARASSITI, BATTERI…

I MOSTRI

DENTRO DI NOI

Una folla brulicante di organismi d'ogni specie, spesso molto pericolosi, si agita nel nostro corpo. Ecco come recenti scoperte ci insegnano a servirci di questi misteriosi e spesso indesiderati ospiti clandestini

NICO VALERIO, Scienza 2000, maggio 1986

Taenia saginata2Chi ha detto che l'uomo è solo, sempre più solo, sotto la volta del cielo? Certo uno che non ha tenuto conto dell'estrema socievolezza dei molti parassiti palesi o occulti che trovano albergo nel nostro corpo. E che senso ha continuare a ritenere il nostro organismo un qualcosa di unitario, quando il nostro «io» coabita ed anzi deve venire a patti con miliardi e miliardi di microrganismi d'ogni tipo: protozoi, virus, batteri, miceti, spirochete? Possiamo dire ancora di pensare con la nostra testa, con migliaia di inquietanti e misteriosi animaletti Toxoplasma gondii installatisi nei cervello? Siamo noi, certo, eppure il nostro «io» biologico deve fare i conti con innumerevoli altri organismi biologici che hanno preso dimora a casa sua, ospiti clandestini, come il batterio fecale Escherichia coli o il temibile virus Varicella zoster, sempre in agguato, o il protozoo dei polmoni Pneumocystis carinii.

Spesso il microscopio elettronico è inutile. I clandestini che viaggiano senza biglietto sul nostro corpo sono visibili ad occhio nudo, eccome. Non è necessario spingersi indietro nel tempo fino ai «secoli bui», in epoche in cui l'ignoranza delle norme igieniche e la promiscuità tra uomini e animali facevano sì che il nostro prossimo più vicino fosse il più delle volte non un nostro simile ma un verme, un pidocchio, un acaro. Ancora oggi gli insetti e i grandi parassiti ci infestano.

V0022607 The follicle mite (Demodex folliculorum). Pen and ink d Recenti statistiche dell'Organizzazione mondiale della Sanità rivelano un dato allarmante: gli ectoparassiti, o parassiti esterni, attraversano un periodo di grande rilancio demografico. Dopo che il DDT è stato messo al bando nei paesi occidentali per la sua tossicità e la capacità di accumularsi negli organismi della catena trofica (uccelli, mammiferi e uomo) senza essere espulso o metabolizzato, per pulci, pidocchi, cimici e zecche è stato un secondo Rinascimento. La pediculosi, ignominia dei secoli della sporcizia, è tornata ora ad infettare le teste di numerosi studenti europei e americani, mentre fino a qualche anno fa era di casa solo tra le capigliature del Terzo Mondo. Cimici e pulci, dal canto loro, non sono rare nei letti di campagne e città, e perfino in qualche sala d'aspetto ferroviaria, in Sicilia come in Irlanda. Perfino le zecche, che un tempo si limitavano ad incistarsi nel collo degli animali, ora approfittano del revival e trovano comodo di tanto intanto eleggere a propria residenza temporanea la pelle dell'uomo.

Ematofagi, ovvero succhiatori di sangue ad oltranza, tali parassiti esterni, temporanei come la zecca o permanenti come il pidocchio, non preoccupano più di tanto i medici igienisti e le autorità sanitarie. A meno che tali ectoparassiti non riescano a trasmettere all'uomo, per vie traverse, i ben più pericolosi parassiti interni, gli endoparassiti. A seconda della specie, gli endoparassiti scelgono le più diverse localizzazioni, dal sangue (attraverso il cui circolo possono raggiungere anche gli organi più critici, come il cuore o il cervello) alle cavità interne, specie in seguito ad un'operazione chirurgica, fino ai diversi organi interni (fegato, reni, muscoli ecc.), con conseguenze più o meno gravi sulla vita dell'ignaro ospite, fino alla morte o alle più irreparabili invalidità.

Muniti di un potente e ingegnoso rostro perforante a dentini retroflessi, detto ipostoma, gli ixodoidei sono partiti negli ultimi anni all'attacco dell'uomo. Non appartengono alla classe degli insetti ma a quella, vicina nella scala zoologica, degli aracnidi, che fanno parte del gruppo degli artropodi. In Italia esistono ben trentatré specie di ixodoidei, delle quali sei sono state segnalate negli anni Settanta.

Demodex folliculorum annidati in follicoli e pori dell'uomo

«La più recente scoperta ‑ ricorda il professor Enrico Stella, docente di Parassitologia all'Università di Roma ‑ è avvenuta a pochi chilometri da Roma, a Castel Porziano, e riguarda la rara Haemaphysalis concinna, una specie nuova per la fauna italiana». Proprio a causa del loro ipostoma a denti retroflessi come ami da pesca, è difficile staccare le zecche (Rhipicephalus sanguineus) dal collo dei nostro cane o dalla nostra pelle. Attenti, quindi, quando ci stendiamo al sole in un prato abitualmente frequentato da vacche. Gli adulti della zecca, dopo essere stati come larve sul corpo delle lucertole, come ninfe sui topi e su altri roditori, si installano sul corpo dei bovini e da lì possono attaccare l'uomo. Oltretutto, passando da un animale all'altro, questi insidiosi ixodoidei possono infettarsi e diffondere microrganismi, causando malattie anche gravi e mortali. Se, dopo essere stati in campagna a contatto con gli animali siamo colti da un insistente prurito al tronco o agli arti, forse siamo stati colonizzati da una o più zecche. Il loro laborioso e ingegnoso pasto di sangue può durare anche qualche giorno. Ancorati tenacemente con il rostro agli strati cutanei superficiali, questi ematofagi secernono da speciali ghiandole una sostanza anticoagulante simile ai moderni farmaci anti-trombosi, con cui mantengono sempre ben fluido il sangue umano, che altrimenti tenderebbe a rapprendersi ostruendo il sottilissimo canale adduttore. Solo allora, la potente pompa muscolare faringea di cui sono dotati questi aracnidi comincia ad aspirare il nostro sangue. Dracula, al confronto, era un dilettante.

enterobius vermicularis verme nell'uomoMa se i parassiti esterni sono ospiti occasionali è temporanei, quelli interni restano nel nostro organismo anche per la durata di una vita, talvolta senza che noi ce ne accorgiamo. E' stato calcolato che la metà dei ragazzi in età scolare, oggi, è preda di varie specie di vermi, di cui i più numerosi sono gli ossiuri, nematodi della specie Enterobius vermicularis lunghi da 3-5 mm. (maschi) a 12 mm. (femmine), dotati di tre labbra boccali e residenti di solito nella parte posteriore dell'intestino tenue. Le femmine depongono le uova nell'intestino crasso e nel retto della vittima, causando un caratteristico prurito anale. Il contagio può avvenire per via alimentare, per ingestione di cibi contaminati dalle uova del parassita. I sintomi sono svariati: dai disturbi dispeptici e nervosi alla leucorrea.

Un terzo degli adulti, inoltre, è colonizzato dal Tricocephalus trichiura, un fastidioso inquilino dell'intestino lungo circa 4 centimetri. Questo nematode si àncora tenacemente alle pareti dei colori dei cieco e dell'appendice con un arpione e spesso riesce a sfuggire all'equilibrio della flora intestinale moltiplicandosi a dismisura e causando gravi mali addominali, anemia e disturbi nervosi. In un triennio circa l'eliminazione di questo verme avviene spontaneamente.

Taenia saginataMeno frequenti d'un tempo sono le tenie, che si trasmettono all'uomo attraverso le uova ingerite con la carne di maiale e di bovino poco cotta. La Taenia solium è lunga anche tre metri ed abita l'intestino tenue dell'uomo; la Taenia saginata ha la medesima ubicazione, ma arriva anche a otto metri di lunghezza e a circa 2.000 proglottidi o segmenti dotati di apparati di riproduzione che si accrescono senza posa. La voracità delle tenie è proverbiale e causa magrezza, continua sensazione di fame, nausea, cefalea, prurito. disturbi visivi, alterazione dell'uomo.

Colonizzano l'uomo anche le più rare Taenia africana, T. hominis, T. confusa e le due tenie canine, la multiceps o cenuro, e l'Echinococcus granulosus che produce la nota malattia detta echinococcosi uniloculare. Le uova del parassita arrivano all'uomo con l'acqua o con gli alimenti inquinati per la presenza di cani infetti passano attraverso la mucosa intestinale penetrano nei vasi sanguigni (vena porta e vasi linfatici, si installano o nel circuito sanguigno generale oppure nel fegato o nei polmoni. Alla fissazione dell'embrione segue la sua trasformazione cistica: la cisti, unica o plurima, si ingrossa sempre di più e finisce per comprimere l'organo, causando vari disturbi anche gravi. Il de­corso è molto lento e la rottura della ci­sti, se interna, può essere causa di shock grave e perfino di morte.

Haemaphysalis concinna specie di zeccaInquietante è la presenza accertata di misteriosi animaletti monocellulari nel nostro cervello. E’ stato calcolato che il 60-70 per cento di noi ospita normalmen­te sotto la scatola cranica un protozoo a forma di lumaca, lungo 4-7 millesimi di millimetro, il Toxoplasma gondii. Abita nel nostro tessuto cerebrale di sostegno (glia) e forma delle cisti che vengono controllate dal nostro sistema immunita­rio. In caso di abbassamento delle soglie immunitarie il terribile protozoo può dif­fondersi e virulentarsi causando innume­revoli e gravissime malattie, dall'angina alla poliadenite, dalla linfomonocitosi allo stato confusionale, dai disturbi visivi e respiratori alle meningoencefaliti. La toxoplasmosi congenita, per trasmissione placentare dalla madre, è ancora più gra­ve e può produrre anche idrocefalo, calcificazioni cerebrali e danni alla cortec­cia. Velocissimo nel moltiplicarsi, vero e proprio «mutante», questo animaletto si insinua dappertutto. Ogni 6-12 ore si moltiplica per scissione binaria, all'inter­no delle cellule parassitate. Oltre che attraverso il sangue (lesioni alla pelle e alle mucose), penetra nel nostro corpo con gli alimenti. Carni crude o poco cotte, salumi, insalate non ben lavate, possono contenere questo parassita. Il toxopla­sma raggiunge attraverso l'intestino il circuito sanguigno e infine i vari organi, dai quali viene di solito eliminato dalle difese immunitarie. Resta, invece, in pre­cario equilibrio ecologico proprio nel cervello.

Un altro temibile animaletto vive in comunità di otto individui in cisti molto piccole (7-10 millesimi di millimetro) ubicate nei nostri polmoni. Si tratta del Pneumocystis carinii che si installa nel tes­suto interstiziale polmonare e vive in equilibrio con i globuli bianchi macrofa­gi. Già ad un anno dalla nascita ne è colonizzato l'85 per cento delle persone. Non appena i protozoi si azzardano ad uscire dalle loro cisti vengono fagocitati dai loro antagonisti leucociti macrofagi. Ma che accade in caso di abbassamento drastico delle difese immunitarie, come per l'AIDS, la leucemia o un tumore pol­monare? L'equilibrio si rompe a tutto vantaggio del protozoo. Lo pneumocystis si riproduce enormemente, anche dentro i macrofagi, dando luogo talvolta a gravi forme di polmonite interstiziale.

Tricocephalus trichiurus nell'intestino umanoE i miceti? Questi piccoli funghi lievi­tiformi e non visibili ad occhio nudo so­no ormai inquilini abituali di intestino, cavo orale-faringeo, congiuntive oculari, pelle, orecchio, mucose vaginali, e costi­tuiscono un grave problema per pazienti e dermatologi, proprio per l'ubiquità del­la loro azione. Prediligono purtroppo le pieghe più umide e meno accessibili del­la pelle (per esempio: lo spazio tra le dita dei piedi) causando fastidiose micosi che possono durare anche molti anni e tal­volta sono irreversibili. Il Geotrichum candidum alberga nel cavo orale, nell'o­recchio e nel naso di molte persone che ignorano di essere preda d'un fungo e attribuiscono la malattia ad infezioni virali o batteriche o addirittura a «sfoghi» dovuti a mal di fegato o a cattiva dige­stione. Una specie affine, la temibile Candida albicans, nei neonati può scate­narsi nel «mughetto», mentre se riesce a raggiungere la vagina porta la fastidiosis­sima candidosi. Ma la candida è presente anche nell'intestino, dove è meno viru­lenta. Talvolta ‑ per esempio, in caso di iniezioni effettuate senza norme igieni­che, come in quelle dei tossicodipendenti ‑ questo fungo arriva al sangue e può procurare anche tromboflebiti cardiache.

La spirochete è un microrganismo a forma di spirale, per lo più patogeno che abita normalmente le tonsille e il cavo orale. Una specie molto nota, per esem­pio, è la Borrelia buccalis, che in caso di lesioni, carenze nutritive, caduta dell'ap­parato immunitario e risveglio di virus, diventa patogena procurando gengiviti e stomatiti.

Nel campo dei virus, poi, il nostro or­ganismo è una vera terra di conquista. Basti pensare che l'80 per cento della po­polazione giovanile, dai 20 ai 30 anni, ospita senza saperlo, in forma latente, i temibili virus del genere Herpes, tutti ap­portatori di malattie gravi o a lungo de­corso, quasi sempre riapparenti in forme cicliche. L'Herpes simplex è un virus che si annida nelle cellule nervose dei gangli di Gasser, proprio sotto le orecchie. In modo ricorrente, per lo più in coinciden­za con stress psico-fisici, il virus scende ad infettare il labbro (sindrome nota co­me «febbre»), ma anche le palpebre, le guance e perfino la cornea. In quest'ulti­mo caso si rischia la cecità.

Pneumocystis cariniiInsidiosissimo, con risvegli a tradi­mento, è anche il virus Varicella zoster che si nasconde nei neuroni dei gangli spinali. E’ piccolissimo (diametro di 100-­150 milionesimi di millimetro) ma peri­coloso: contratto una volta come sempli­ce varicella infantile, resta latente per tutta la vita, e si può in ogni momento risvegliare sotto forma di dolorosissimo «fuoco di Sant'Antonio», specialmente in seguito alla caduta delle difese immu­nitarie, a indebolimento e ad altre malat­tie.

La cosiddetta «malattia del bacio», o mononucleosi infettiva, è innescata da un virus nascosto altrettanto insidioso: il virus di Epstein-Barr, che si annida nelle cellule linfatiche. Più critica la trasmis­sione del citomegalovirus. Questo microrganismo si cela nelle cellule mono­nucleate dei sangue (monociti, linfociti) ma lo si ritrova un po' dappertutto, so­prattutto nella saliva e nell'urina in seguito a stress psico-fisici.

Stafilococchi e streptococchi, poi, sono tra i nostri coinquilini più ubiquitari. Di forma sferica o ovoidale, disposti a grap­polo, raggruppati in catene o isolati, que­sti batteri risiedono abitualmente nel complesso naso-gola, nell'intestino, nel­l'orecchio, sulla pelle, nei genitali ma­schili e femminili. Alcune specie son al­tamente patogene: si pensi a quelle che causano la febbre reumatica, la scarlatti­na (Streptococcus pyogenes), l'endocardi­te lenta maligna (S. viridans), e molti processi flogistici, ascessi, mastiti, infe­zioni purulente, allo S. pneumoniae che provoca la polmonite lobare, allo S. faeca­lis che si virulenta provocando processi flogistici nell'intestino o anche sepsi. Tra gli stafilococchi, più resistenti degli streptococchi alle cure con antibiotici gra­zie all'incessante creazione di nuovi ceppi modificati geneticamente, la specie più importante è il Pyogenes aureus, re­sponsabile di vari processi infettivi suppurativi. Ma gli stafilococchi in generale sono batteri maligni, per la loro capacità di produrre enzimi e tossine e di rivestirsi di un involucro di fibrina che li preserva dall'azione battericida del sangue e dall'attività dei fagociti. Per di più hanno azione emolitica, cioè la capacità di sciogliere i globuli rossi dei sangue, sono in grado di necrotizzare la pelle e di intossi­care i globuli bianchi. Si moltiplicano molto facilmente nei cibi e nei liquidi ali­mentari. Lo S. epidermidis, durante interventi chirurgici, può arrivare ad infettare il cuore o le articolazioni.

Il Bacteroides vive nei genitali femmi­nili, nella bocca e nell'intestino, dove raggiunge concentrazioni sorprendenti: anche 100 miliardi di individui per ogni grammo di feci. Vive in equilibrio insta­bile e si virulenta gravemente, se arriva in zone poco abituali, come l'utero, il peri­toneo e simili.

Radiologia. Polmoni infestati da PneumocystisIl diffuso Escherichia coli, forse il più noto batterio fecale, tanto da essere usato come parametro dell'inquinamento fe­cale delle acque, può raggiungere la concentrazione di un miliardo di individui per grammo di feci. Provoca cistiti se raggiunge le vie urinarie e setticemie se viene a contatto con alcuni organi e parti interne del nostro corpo. Temibili sono anche le infezioni procurate dal batterio Clostridium botulinum, specie nelle preparazioni alimentari, dai pneumococchi, dalla Veillonella, dalla Neisseria, dai corinebatteri, dai difteroidi e da molti altri tipi.

Ma dentro di noi non alleviamo soltanto mostri e nemici. La collaborazione (o simbiosi mutualistica) tra l'uomo e la flora batterica avviene più spesso di quanto non si creda. Già Pasteur aveva intuito l'indispensabilità di alcuni microrganismi per la vita dell'uomo, ipotesi poi ridimensionata quando ci si rese conto che gli animali di laboratorio resi perfettamente sterili («germ free» o axenici), cioè esenti da ogni tipo di microrganismo, possono vivere benissimo e a lungo. Come è noto, alcuni batteri giungono al punto di sintetizzare vitamine (alcune del gruppo B e la antiemorragica K), altri ci difendono dalle infezioni e dagli attacchi di altri microrganismi. Altri, come il bacillo di Dòderlein, presente nella vagina, servono a mantenere l'equilibrio acido delle mucose. Lo stesso Escherichia coli si fa perdonare molte malefatte contribuendo all'assorbimento di sostanze nutritive, trasformando i residui dei carboidrati ingeriti in molecole semplici e assorbibili dai tessuti intestinali.

Ciclo di Toxoplasma gondii

Eppure, il nostro rapporto con la flora batterica è in crisi. I microbiologi ammettono che l'antica distinzione tra batteri innocui e patogeni non ha più senso. I batteri che provocano la peste, il colera, la tubercolosi, e i virus del vaiolo o della polmonite, oggi appaiono in calo. Al contrario, si stanno mostrando aggressivi i cosiddetti batteri «opportunisti», che colpiscono, solo quando hanno la possibilità di farlo, cioè quando si altera profondamente il rapporto naturale tra ospite e ospitato. Questo avviene per l'eccesso di igiene dopo lunghe cure antibiotiche, «cosmetica», nelle terapie anti-cancro e delle malattie croniche. L'indebolimento delle difese immunitarie scatena l'aggressività di batteri un tempo quasi innocui. Accade così che il banale stafilococco, che un tempo causava solo dei foruncoli, procuri ‑ per mezzo d'un tampone vaginale ‑ una setticemia, che l'escherichia infetti le vie urinarie, e i batteri anaerobi non sporigeni procurino appendiciti e peritoniti.

Medici e microbiologi sono perciò corsi al ripari. Anziché prescrivere un'igiene cosmetica naturale e molta prudenza nell'uso dei farmaci (troppe abitudini e troppi interessi verrebbero sconvolti... ), si stanno dando da fare per creare nuovi ceppi «addomesticati» di microbi che prendano il posto di quelli diventati pericolosi. Così, a ventidue neonati dell'Ospedale Antoine Béclère di Clamart (Francia) sono stati inoculati subito dopo il parto dei batteri fecali Escherichia coli, però di un ceppo allevato in laboratorio tra quelli incapaci di produrre tossine. Si vogliono prevenire in tal modo tutte quelle sindromi intestinali gravi così frequenti tra i lattanti, spesso innescate proprio dagli Escherichia patogeni. L'esperimento ha avuto successo in diciannove dei neonati campione: il ceppo batterico benigno ha attecchito, senza lasciare spazio ai confratelli patogeni. Anche al Centro di malattie infettive del Veterans Administration Medical Center di Dallas (Stati Uniti), secondo una relazione del professor Philip A. Mackowiak, ad alcuni neonati sono stati somministrati ceppi benigni, in questo caso di stafilococchi.

Proprio per studiare l'azione della «barriera» microbica contro gli agenti patogeni, si stanno concludendo parecchie ricerche su animali di laboratorio fatti nascere e mantenuti in vita in totale assenza di flora microbica. «Germ free» o axenici (privi di corpi estranei) sono maiali, conigli, ratti fatti nascere da parti cesarei forzosi in ambienti rigorosamente sterili e mantenuti in vita nelle medesime condizioni ambientali. Come funzionerà il loro intestino? Intanto le pareti intestinali risultano più sottili e fragili, producono meno muco di scorrimento ed anche meno immunoglobine. Talvolta il volume dell'intestino cieco aumenta fino a sei volte oltre il normale; ma nel complesso gli individui axenici vivono benissimo, anche più a lungo di quelli oloxenici, cioè abitati da microbi.

Grazie agli esperimenti sugli axenici, si stanno vagliando gli spettri di azione dei vari microbi contro i possibili invasori patogeni. In questa lotta l'uomo ha tutto da guadagnare, visto che il territorio così strenuamente difeso dai microbi residenti contro gli attacchi dei microbi invasori, è dopotutto il nostro organismo. Oltre alla biotina, all'acido pantotenico, alla riboflavina, alla vitamina K e alla B 12, alla piridoxina, tutte vitamine prodotte in eccesso rispetto ai propri fabbisogni dalla flora microbica residente, c'è il riciclaggio dell'urea di scarto ottenuta dal metabolismo delle proteine, sotto forma di azoto.

E' vero, anche senza microbi, avremmo pur sempre l'aiuto delle secrezioni battericide nel nostro corpo: acidi biliari, sali vari, cerume ecc. Però le sostanze antibiotiche prodotte dai nostri coinquilini son più potenti. Si pensi agli streptococchi del nostro cavo oro-faringeo che fanno barriera contro i microbi patogeni della polmonite pneumococcica, della meningite, della tubercolosi, della legionellosi dei carbonchio. Se in gola è scarsa la flora di barriera, ecco rispuntare ciclicamente lo Streptococcus pyogenes che dà la tonsillite. Anche il botulismo è più frequente negli individui axenici. Nelle persone normali, ben dotate di flora intestinale, i germi del colera, della dissenteria e della salmonellosi, sono neutralizzati dalle difese microbiche, prima ancora che i farmaci possano fare il loro effetto Ecco perché, da un punto di vista medico, la risoluzione di certe malattie va affidata sempre più alle naturali difese organiche e non ai farmaci antibiotici, tanto meno a quelli a grande raggio, capaci di distruggere l'intera flora microbica.

D'altra parte la nostra flora è sempre più resistente agli antibiotici. Negli Stati Uniti si è scoperto che i batteri antibiotico-resistenti sono più frequenti nei vegetariani. I vegetali esaminati avevano una contaminazione batterica da 100.000 a 1.000.000 di batteri per grammo, con una resistenza antibiotica nel 70-90 per cento dei batteri gram-negativi (100-10.000 per grammo). Non sembra molto, ma si pensi che con una normale insalata di pomodoro, lattuga e cetriolo, viene ingerito circa un miliardo di batteri, per di più molto resistenti, visto che le piante posseggono un complesso e in parte ancora misterioso sistema protettivo «antibiotico» fondato su un metabolismo secondario.

Da Piacenza, in «prima» mondiale tut­ta italiana, il gruppo del professor Vittorio Bottazzi, dell'Istituto di Microbiolo­gia della facoltà di Agraria, ci fa sapere che è riuscito per la prima volta a mani­polare geneticamente i bacilli lattici con­tenuti nello yogurt, nei formaggi ed an­che nel nostro intestino, per potenziarne le proprietà di tampone antimicrobico anticolesterolo e antitumorale. Oltretutto, afferma il professor Bottazzi, ceppi geneticamente potenziati di Lactobacillus acidophilus o di altri fermenti lattici po­trebbero accelerare la produzione di yo­gurt e la maturazione di formaggi, con ovvi risvolti industriali. In California, in­fine, un'ultima novità. I ricercatori della Genentech di San Francisco sono riusciti a far produrre vitamina C ad un super­batterio di loro creazione, ottenuto dalla manipolazione genetica dei batteri Erwi­nia e Corynebacterium, e più precisa­mente immettendo nel DNA dell'Erwi­nia il gene ottenuto dal Corynebacterium che modifica la produzione di enzimi ne­cessari alla produzione di quella vitami­na C che è tra le vitamine che il nostro organismo non è in grado di sintetizzare. Un «mostro», questa volta, che lavora per noi.
NICO VALERIO

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IMMAGINE.  1. Escherichia coli, batterio che alberga nel colon, è solitamente benefico e utile, ma può avere ceppi molto patogeni, come il famigerato O157:H7 che può causare seri danni. I sintomi che dà un’infezione da questo batterio includono diarrea, crampi di stomaco, vomito. Appaiono entro 3-4 giorni dall’inizio dell’infezione e la malattia può durare anche due settimane. Alcuni casi possono risolversi nella temuta HUS (hemolytic uremic syndrome), un tipo di danno renale spesso osservato nei bambini. Cibi e acqua contaminata e contatto con gli animali possono favorire il prevalere di questo ceppo nella nostra flora intestinale: bambini e anziani ne sono i più colpiti. 2. Enterobius vermicularis, verme spesso presente nell’uomo. 3. Acaro Demodex folliculorum (dis. AJE. Terzi 1919 ca). 4. Acari Demodex, invisibili a occhio nudo, annidati in pori e follicoli piliferi dell’uomo (anche e soprattutto del viso). Sembra che si nutrano di batteri o di sebo o di cellule epiteliali morte. 5. La minacciosa “testa” di Taenia saginata che può albergare nell’intestino umano. 6. La Taenia è in media lunga 5 metri, ma può raggiungere perfino gli 8 metri. 7. Haemaphysalis concinna. 8. Tricocephalus trichiurus presente in un terzo degli intestini umani. 9. Pneumocystis carinii. 10. Polmoni umani infestati da cisti di P. carinii. 11. L’inquietante ciclo vitale di Toxoplasma gondii è stato descritto solo nel 1970, quando fu scoperto che gli ospiti definitivi sono gli animali della famiglia dei Felidae, tra cui il gatto domestico. Vari animali a sangue caldo agiscono da ospiti intermedi. E’ trasmesso in tre modi conosciuti: in modo congenito, attraverso il consumo di carne infetta non ben cotta, e per via fecale. Il 60% circa degli umani lo possiede (nel cervello). Immagine tratta da DUBEY JP, Toxoplasmosis. J Am Vet Med Assoc 189:166,1986.

AGGIORNATO IL I2 MAGGIO 2015